Tre cose non sopportava di sua moglie: come gli trovasse sempre qualcosa da fare quando si stendeva sul divano a guardare il ciclismo, il bordo dei mutandoni che spuntava dai jeans quando si piegava, il neo che le era cresciuto vicino al seno e che con gli anni non smetteva di ingrandirsi.
All’inizio era un puntino piccolo, quando sua moglie metteva le camicette scollate gli occhi degli uomini si posavano a guardarlo. Era sistemato proprio là dove il petto cominciava a dividersi diventando più morbido, nel taglio tra i seni bianchi. Anche Edoardo l’aveva fissato a lungo quando sua moglie non era ancora sua moglie, ma soltanto Alice. Gli sembrava una briciola e aveva avuto voglia di levarla, premendoci sopra l’indice come faceva da bambino quando infilava le monete dentro la fessura del salvadanaio.
Quando si erano fidanzati le aveva regalato una catenina con un brillante sfacciato, così la gente guardava la pietra invece che esser rapita da ciò che era diventato suo e suo soltanto. Prima di essere sua moglie Alice era stata la sua fidanzata, uscivano tutte le sere, sceglievano un bar e stavano a baciarsi quando i camerieri badavano alle spine. Poi un giorno il padre di Alice le aveva comprato un appartamento, un attico grazioso di settanta metri quadri. Avevano portato un frigo, l’avevano riempito con la loro prima spesa (soprattutto affettati e budini al cioccolato) e avevano cominciato a convivere. Continua a leggere
Il ragno
scritto da
Ilaria Vajngerl