Esule – Cover, 9

scritto da Francesco Follieri


Come ogni mattina, prima dell’alba, Alfonso si preparava ad alzare la saracinesca dell’edicola, a ricevere i quotidiani e subito dopo i primi anziani insonni, ansiosi di continuare a praticare le proprie abitudini.
Da anni, da quando era accaduto la prima volta, e poi la seconda e la terza, con la coda dell’occhio, controllava che dall’altro lato della strada, vicino al parchimetro, non ci fosse l’esule. Potevano passare settimane, mesi nei casi più fortunati, ma prima o poi sarebbe ricomparso, Alfonso lo sapeva e l’idea lo gettava nello sconforto. Continua a leggere

La dismissione delle cabine telefoniche – Cover, 8

scritto da Sara Mariotti


Sua madre, da quando era rimasta vedova, aveva cambiato il lato del letto; diceva che gli odori non se ne vanno, impregnano il materasso e i cuscini, lei li sentiva.
Prima di morire d’infarto suo padre aveva litigato con sua madre per colpa di quei terreni che aveva ereditato da un lontano zio, non ne voleva sapere di venderli, erano andati a dormire senza dirsi una parola: nessuno dei due aveva immaginato che sarebbe stato per sempre. Continua a leggere

So che puoi comprendere – Cover, 7

scritto da Carmen Barbieri


Come quella storia del cane muto e della papera sottomessa. Lui un tempo ci rideva. Ora gli saliva la brina negli occhi quando Lei riattaccava a raccontare. Si distraeva moltissimo, soprattutto nella parte in cui Lei ripeteva il pezzo della papera che si lascia strattonare sulle strisce pedonali dai bambini delle scuole elementari. Era tutto un lastricato di mani e di piedi – diceva Lei – che l’avrebbero potuta portare via. Lui aveva inventato un trucco per farla smettere di parlare. Voltava la testa a sinistra procurando in Lei la paura di perdere il controllo della macchina, uscire fuori strada o, peggio, finire morti in uno scontro frontale con le macchine che avanzavano in direzione opposta a quella loro. Solo così Lei faceva immediatamente silenzio e Lui tornava a guardare dritto davanti a sé. Continua a leggere

Febbre romana – Cover, 6

scritto da Marco Morana

Grace Ansley e Alida Slade si erano conosciute a Roma ventitré anni prima. Durante il semestre trascorso all’Accademia di via di Ripetta, le due ragazze avevano rivelato temperamenti innegabilmente opposti; eppure, ciò non aveva impedito che – per un singolare incastro di anime – la loro amicizia si assestasse prontamente su un delizioso quanto pragmatico equilibrio: Alida, la più florida, invitava la seriosa Grace ai pub crawl clandestini, dandole l’opportunità di dimenticare per qualche ora la malinconia assonnata delle intense ore di studio; Grace, dal canto suo, offriva ad Alida quei turbamenti dell’intelletto che si provano nel prendere parte ad attività culturali, come visitare gli studi degli scultori neoclassici di Campo Marzio o leggere antologie poetiche sui prati immemori della via Appia Antica. Continua a leggere

Il corpo – Cover, 5

scritto da Claudia Petrucci

In principio mi hanno fatta di carta blue back, e di tutte le mie funzioni epidermiche quella antispappolo si è rivelata la più intelligente: in febbraio ha nevicato spesso. Concepita oltreoceano, poi stampata enorme in un capannone della Brianza. Tutti i miei atomi, di dimensione 70×100 centimetri, sono stati composti e appiccicati su superficie piana. Continua a leggere

Colui che sussurrava nelle tenebre – Cover, 4

scritto da Simone Marcelli

Tenete ben presente che alla fine non ebbi una vera e propria visione di qualche orrore. Ho dovuto piuttosto dedurre la verità di quel terrore che sin dalla prima delle e-mail angosciate e strane di mia sorella Roberta avevo sentito sorgere tra i miei pensieri consapevoli, come un intuito per la perversione di quel male. Ma non ebbi visione: solo gli elementi di inquietudine che ora metto insieme per mostrare, per esibire alla cittadinanza, a monito. Continua a leggere

Walter – Cover, 1

scritto da Francesco La Rocca

Abitando a Zurigo avevo imparato che gli orologiai hanno ferie in luglio, così, guardando l’autostrada, potevo riconoscerli dalla targa; se era luglio.

Da bambino facevo molta attenzione ai dettagli e a scuola avevo un rendimento notevole. Quando c’era del tempo libero, costruivo paracadute coi sacchetti di plastica e eliche con i cartoni. Se andavo in campagna creavo biosfere dentro vecchie pentole, imprigionavo lucertole e sezionavo girini. Al mare facevo lo stesso, ma con animali diversi e dentro secchi o bacinelle. Per questo, e alcuni altri motivi, spesso mi dicevano che da adulto potevo essere uno scienziato, e magari diventare come Jaques Cousteau, che andava anche in televisione. Continua a leggere