Il cacciatore Ernesto Popotin è pronto. Il bazooka l’ha piazzato sul colle che sovrasta il camposanto del paese, circondato da fittissimi cespugli infestanti cresciuti senza ordine sulle tombe. È stato anni ad aspettarla, a studiarne le mosse, i percorsi, le mimetizzazioni nella terra e sotto al sole. Finalmente è arrivato il suo momento. Potrà dire ai compagni di classe e ai professori, quando stasera tornerà dopo la battuta di caccia, che il suo metodo innovativo funziona davvero, mostrerà la testa dell’animale ai parenti, la farà imbalsamare come ricordo di questa memorabile battaglia.
La vede uscire da una tana stretta, nascosta vicino a una lapide in terracotta, senza fiori né fotografie. Sono a dieci metri, l’uno dall’altra. Continua a leggere
Il cacciatore Popotin
scritto da
Stefano Marinucci