«Chi sono, mamma?»
«Nessuno, tesoro.»
«Ma vivono lì, nella casa grande?»
«Non lo so, tesoro. Camminiamo che è tardi. A quanto siamo?»
«456.»
«Forza allora. 457, 458, … Vai avanti tu.»
Un anno fa è morta la mamma. Sono venuta in paese in treno, oggi, e ho percorso a piedi la lunga scala che risale la collina fino alla casa della mia infanzia. Ho contato uno a uno i 563 gradini come quando avevo sette anni e la maestra diceva che non ero brava in matematica.
Al 456 esimo la casa grande è ancora in piedi, la porta d’ingresso è un buco attraverso cui si vedono il cielo e i nidi di rondine in quel che resta del tetto. Uno dei due leoni in pietra sui pilastri del cancello è ormai solo zampe e artigli, l’altro mi fissa minaccioso con i suoi piccoli occhi scuri. Continua a leggere