La sveglia di Ernesto suona alle 7, dopo meno di un minuto suonano anche le campane della chiesa dietro casa. In quei sessanta secondi Ernesto fissa il vuoto senza parlare, non si muove nemmeno, si alza solo quando hanno smesso di suonare le campane. Ogni volta la schiena gli fa male, lui se la massaggia col dorso della mano e va ad aprire la finestra.
Simona resta ancora a letto, ruba altri cinque minuti di sonno a una giornata senza scopo. Quando Ernesto apre la finestra la giornata è limpida, la luce entra prepotente nella stanza. Simona si copre gli occhi con la mano, dice a Ernesto che quella luce è strana, portavano maltempo. Ernesto va in cucina, accende la macchinetta del caffè, prende una tazzina, la posiziona sotto la bocchetta del caffè e preme un tasto. Mentre la tazzina si riempie lui conta fino a dieci facendo delle flessioni sulle gambe, ha le braccia tese in avanti. Simona è ancora a letto, aspetta di sentire il rumore del secondo caffè per alzarsi. Ernesto ci mette un cucchiaino di zucchero di canna, l’altra ha il caffè amaro. Continua a leggere