Piervincenzo Madeo

Piervincenzo Madeo, 38 anni, scrivo di notte. Di giorno progetto software. Se dovessi scappare da casa (e in fretta) porterei con me almeno questi cinque libri: Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, Ragazze Elettriche di Naomi Alderman, Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan, Klara e il sole di Kazuo Ishiguro, I detective selvaggi di Roberto Bolaño.

L’ufficio

scritto da Piervincenzo Madeo

1.
Io e Marco lavoriamo insieme nel reparto IT.
Lui entra sempre alla stessa ora. È tra i primi ad arrivare: dice che così trova libero il suo parcheggio preferito.
Accede all’intranet e gestisce le richieste di supporto informatico inserite dai colleghi.
Resta in ufficio otto ore e trenta minuti, è tra gli ultimi ad andare via: dice che così evita il traffico in tangenziale.
Dice che non bisogna mai abbandonare la routine.

Paola è stata assunta qualche mese dopo Marco. Lei è tra gli ultimi a entrare, a volte in ritardo.
Apre il laptop e fa le cose che si fanno per tenere in ordine le fatture e i conti della società. In mezzo gestisce la coda dei colleghi che vanno da lei a chiacchierare, a chiedere se ha già preso il caffè o cosa farà nel weekend.
Ha sempre fretta di uscire. Dice che, per fortuna, ha una vita fuori dall’ufficio con persone che hanno bisogno di lei.
Ipotizzo che un pezzetto di vita lo passi in coda in tangenziale. Continua a leggere