«Ma queste case sono in vendita?».
«Sì, bifamiliari a 130 mila euro l’una».
«Ah! Beh, niente male».
«Sì, ma sei a Palata Pepoli».
All’ultima risposta Luca resta a guardarmi con un sorriso sfranto, ha usufruito con nonchalance di cinque cicchetti, di cui gli ultimi due di whisky, il che ha avuto un effetto straniante su di lui perché non si ricordava che il nettare del nord lavora a rilascio controllato e appena ti siedi sfascia e turbina e immalinconisce. Andrea sta contemplando la campagna e mi chiede se quell’appezzamento di fronte casa sia mio, io rispondo di sì e che me ne faccio di poco, perché da questo luogo vorrei congedarmi e volare come un aliante senza rumore sfruttando le sacre correnti del tempo, eppure mi trovo sempre qui a scrivere di quanto vorrei andarmene. Ritorniamo sul discorso delle case e ci rendiamo conto che a Palata probabilmente non se le comprerà proprio nessuno, occorre un certo autolesionismo e soprattutto occorrono figli – si chiamano “bifamiliari” per un motivo -, così ci rendiamo conto che abbiamo tutti passato i trent’anni e che il problema di quest’Italia misera e sbruffona siamo noi tre senza nemmeno una donna cui prospettare il fascino di una vita insieme. Continua a leggere
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racconto
Discotechina cotechina
scritto da
Pierfrancesco Trocchi