È come se stavolta lei fosse morta davvero, come se quelle pillole che tanto ti preoccupavano alla fine avessero svolto il loro compito misericordioso, mandate giù con un bicchiere di vino bianco, il suo corpo perfettamente steso sul suo letto disfatto per l’eternità.
Ma sai che lei è ancora lì fuori, come un fulmine che squarcia l’orizzonte: abbastanza vicino per svegliarti alle quattro di mattina, ma lontano abbastanza da sapere che non potrai mai toccarlo. Lei è scomparsa dal tuo mondo, quei messaggi disinvolti che ti assicuravano che non eri mai solo – Ho messo un cartello vicino allo scoiattolo morto che dice: scoiattolo libero – Ho visto dei nuovi biscotti senza glutine e ho pensato a te – Ti sei mai chiesto perché Annabel Chong non si sia sistemata i denti? – Ho paura di star diventando come mia madre – Vorrei che mi piacessi di più.
Nessun addio, niente di niente.
Le hai scritto e scritto e scritto ancora e alla fine hai composto: Cazzooooo! Sul serio? Perché cos’altro avresti potuto scrivere senza vergognarti perché ci tieni così tanto? Hai cancellato il suo numero dal tuo cellulare, ma viene ancora fuori automaticamente quando premi D. Però al posto del suo nome c’è questo avviso: Non fare il cretino. Continua a leggere
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racconto
Saudade
scritto da
Jonathan Papernick