Le mattine non hanno tutte l’oro in bocca
ma più spesso un retrogusto di vodka
che è ferita metafisica nello specchio del fiato
mi spezzo mi piego e mi spoglio delle foglie
facilmente, come un ramo
come Remo so solamente invidiare
il destino del gemello giusto
fondatore di imperi benedetti da dei
che io sono capace soltanto di bestemmiare
è difficile trovarmi nelle pagine che scrivo
spiare oltre gli argini di cirri e ciminiere
in un città di ghepardi da tastiera
recitare la mia parte di fragile erbivoro
da sempre la bestia giusta al momento sbagliato
è evidente,
sono un bag del sistema, un insetto sterco
sono il terrapiattismo per la filogenesi
un errore imprevisto nella classificazione di Linneo
un repellente neo peloso sotto l’occhio di Darwin
Rewind. Pianosequenza in un’anonima classe delle elementari
Suor Rosa, tenero bocciolo con bicipiti da Undertaker
avvolto nella sua custodia di nera ossidiana
ci affibbia una lettera da abbinare a animali
scatenando una pioggia di G come gatto, di C come Cane
di L come Lupo, di R come Rana
e di Z come Zebra che la mandano in sollucchero
fino ad arrivare a Max, con la sua P
come, ovviamente, Petauro dello zucchero
e giù scrosci di risate, come aghi sottopelle
piccole bocche malvagie e licantropici dentini
di futuri questori, fashion blogger e banchieri
lo sguardo di Suor Rosa
lo stesso di Schwarzenegger
quando pronuncia il suo fatale: Hasta la vista baby
e io stringo geloso il mio Petauro, al petto
sotto gragnole di scherno e di T come Topo
prendo coraggio, dico: l’ho letto in un libro!
è un marsupiale dotato di membrane dette patagi
vive in Nuova Guinea, ve lo giuro, esiste
è uno scoiattolo che vola
una M come Mucca per poco non mi acceca
Suor Rosa mi solleva, gonfia il collo taurino
scambia di posto le mie costole come un cubo di Rubik
mi chiede: perché insisti a prenderci per il culo?
Cos’hai contro il Pollo, il Pinguino, la Pecora
se vuoi fare l’originale scegli il Pitone, il Puma
Ma non stuprare con la fantasia la perfezione della natura
mangia merendine, gioca a calcio
suona Fra Martino col flauto, come tutti
invece di insistere ad infilartelo nel naso
Spera di essere un Re Magio alla recita di Natale
invece di sperare di essere l’asino
il mondo è così, puoi essere soltanto l’animale che sei nato
puoi avere occhi di aquila, o essere talpa, cieco
ma non puoi essere uno scoiattolo alla conquista del cielo
a casa rispondo che va tutto bene, prima di rintanarmi
nella mia giungla divano
Nuotando nella testa assieme agli ornitorinchi,
imitando gli starnazzi di emù e kookaburra,
e ammirando le feci quadrate di un vombato
mentre rimetto in ordine le spalle lussate
senza sapere che un giorno un conato di noia
per ragli uniformi, omologati muggiti
dopo un lungo curriculum fatto di sbagli
di amori dadaisti e vodke in bocca al mattino
mi porterà a squittire in un modo solo mio
irsuto roditore che plana nell’alba
felice, chiamando i suoi versi poesia,
di essere al momento giusto la bestia sbagliata.
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