Matteo Quaglia

Matteo Quaglia, appassionato di libri, acquista periodicamente nuovi scaffali su cui appoggiare la sua passione. Suoi racconti sono apparsi su varie riviste online (tra le altre: Nazione Indiana, Inquieto) e su alcune antologie. Sull’Instagram, social che nessuna persona perbene usa più, lo si trova come @qatteomuaglia.

Quindici indizi di una possibile infelicità

scritto da Matteo Quaglia

1. Erano i giorni del condizionatore rotto, del basilico bruciato dal sole, le cui foglie marroni suggerivano dolorosa sopportazione.
Di una canzone di Calcutta ascoltata allo sfinimento, di una bottiglia di assenzio sul balcone. Era pur sempre estate. Soprattutto, era il periodo in cui il fuoco si era mangiato una fetta del contorno cittadino riempiendo il cielo di monossido. L’aria era un problema. I boschi avevano bruciato per settimane. Diversi tipi di uccelli erano migrati a Sud. La prudenza ci aveva imposto di restare per lo più a casa.
Giocoforza, durante quei giorni avevamo abdicato al rituale dell’abbronzatura. Gli stuoini, i Mojito, il sole che si tuffa nel mare tra le grida degli studenti brilli, tutta quella roba era stata sostituita dal velluto dei nostri divani “Plano Lux”. Possedevamo uno schermo da cinquanta pollici, regalo di certi zii di Sara che, quanto all’alta definizione, parevano intendersene.
A causa dell’incendio, inoltre, avevamo rinunciato a Mykonos. Sara ci era rimasta male. Aveva organizzato la vacanza per mesi; a nulla serviva la promessa che ci avremmo riprovato l’anno successivo. Continua a leggere

Ultime spiagge infuocate

scritto da Matteo Quaglia

1. Marianna mi telefona e dice che deve parlarmi di due cose importanti. Non faccio in tempo a chiederle come faccia a avere il mio numero, che inizia a parlare. Dice la prima è che gli hipster di dieci anni fa ora hanno soldi a sufficienza per aprire locali in cui servire cocktail dentro i vasetti della marmellata. Sospira. È quasi impossibile bere un Pim’s con il Ginger ale da un bicchiere normale, dice Marianna. È estate e fuori dalla finestra l’umidità dipinge aureole intorno ai lampioni accesi. Marianna dice la seconda è che un mio amico, un attore, un motociclista che ho frequentato per un certo periodo, dopo che me ne sono andata da Trieste, ora non si sa che fine abbia fatto. Chiedo a Marianna cosa intenda, lei risponde che deve andare, ne riparleremo ma non al telefono, e in effetti riattacca. 2. Ho sempre associato la parola “scomparsa” a “violenza”. Forse è colpa della televisione, o magari ho poca immaginazione e basta. Continua a leggere