Allora, non è niente di che, va detto. È un gioco, per passare il tempo. Un giorno è arrivato uno dalle Isole Fiji e mi aveva colpito, parlava un inglese che faticavo a digerire, aveva un viso sorridente e uno sguardo che andava oltre. Osservai il numero ed era il 73. Tutto qui. Decisi così che il 73 era il mio numero e da quel giorno il 73 era il mio numero. Non so se altri che fanno il mio lavoro abbiano dei numeri prediletti, molto probabile che esistano forme più nobili per combattere le nevrosi. Un giorno con il 73 arrivò una ragazza molto bella proveniente da Israele. Si muoveva e parlava cercando di aggrappare le parole una all’altra: i suoi occhi erano una calamita, verdi e affusolati, il destro era più socchiuso del sinistro, e aspirava continuamente dalle labbra strette e chiuse, producendo un sibilo come quello che fanno i bambini. Continua a leggere
73
scritto da
Massimiliano Righetto