Marta Cai

È nata a Canelli nel 1980, abita in provincia di Cuneo e passa le sue giornate a tradurre e correggere quello che scrivono gli altri. Incredibile a dirsi, non è ancora morta di noia.

Uovo alla coque [Ricettario]

scritto da Marta Cai

Questa mattina ho saldato l’ultima cartella di Equitalia, ho riacquistato il diritto di vivere in queste due stanze con le pareti spoglie dei miei quadri venduti, senza tappeti, senza gioielli, più bagno, orribile. Ah che fortuna, dicono, essere a posto con la coscienza e pagare, pagare tutto, pagare in sovrabbondanza: tasse che secondo il commercialista non erano da pagare e invece con la mora le devi pagare, ragazza mia, e subito, e se non puoi vendi l’appartamento e vai a vivere affanculo, non hai parenti? No. Non hai amici? No. E allora vai a vivere da nessuna parte, venditi le borse e le minchiate che hai fatto e paga, paga vecchia ciabatta, altrimenti qui ci vado di mezzo anch’io, commercialista già stimato e ancora in ascesa, astro nascente. Continua a leggere

Un episodio d’amore

scritto da Marta Cai

A Cido Passarelli

Per quanto mi riguarda questa storia brasiliana inizia con le mozzarelle di un leccese a Curitiba, Paranà. Il Paranà è infilato come una bottiglia tra lo Stato di São Paulo (a nord) e quello di Santa Catarina (a sud). A ovest ha l’Argentina e il Paraguay, a est l’Atlantico; per chi ama i numeri, si stende sul 25o parallelo Sud; per chi ama la geografia in generale, il suo clima non ha niente a che vedere con quello da Rio de Janeiro in su. Curitiba è la capitale del Paranà e poiché le temperature non sono un’opinione esibisce una comunità di discendenti polacchi degna di nota, credo la seconda al mondo dopo Chicago. Continua a leggere

La rotatoria

scritto da Marta Cai

Giovani svegli – uomini morti di sonno
Karl Kraus

Pensavo «fallico» di continuo e non ero contento. Intelligente abbastanza per capire che l’associazione tra il membro virile e un albero artificiale è un’immagine abusata e priva di forza, non ho letto un numero sufficiente di libri per riuscire a sostituirla. Ricorrere al Responsabile della comunicazione istituzionale per liberarmi da quel trisillabo così morbido e liscio, che gioivo a pronunciare mentalmente, ma che stava diventando un’ossessione difficile da gestire nella mia posizione, mi spiaceva per orgoglio personale e vanità. Sapevo che prima o poi avrei dovuto cedere. Lui, così basso e calvo, davvero possiede un bel vocabolario; immagino perché più vecchio di me e senza amore. Continua a leggere

(CA)NICOLA

scritto da Marta Cai

Vagheggiava. Da dietro le tendine verde salvia, avanzo d’un copridivano, Claudia spiava Nicola che sudava e faceva di no con la testa a un piccione. «Amore mio, amore mio infinito», gli sussurrava alitando sul vetro, «presto non soffrirai più, né il caldo e né niente». Continua a leggere

Mezzaluna fertile

scritto da Marta Cai

Nell’estate del 1983 la mia unica gioia fu l’ascolto di A kiss in the dreamhouse. L’anno prima io e miei amici l’avevamo rinnegato, ci eravamo quasi offesi. Cos’era successo a Siouxsie? Cos’era quella roba quasi psichedelica, quasi pop? Cosa ne sarebbe stato del punk, del post-punk e della nostra stessa vita? Ma nell’estate del 1983 cambiai idea e quel disco mi fu compagno nella discesa agli inferi della mia consunzione d’amore. Continua a leggere