Sei supina. La pelle è liscia e tirata sopra le ossa del petto. La forza di gravità allontana i tuoi seni l’uno dall’altro, al centro rimane una piazzola che scende fino al collo. Proprio lì metti la tua mano. La lasci aperta in mezzo, a emanare calore, un palmo in basso rispetto alle clavicole. Ancora più in profondità, oltre ai tessuti irrorati di sangue, trovi un nucleo che vive e che brulica. Il movimento è appena percettibile a riposo, si confonde con l’andirivieni regolare del respiro. Rimane dietro le quinte. È una specie di vibrazione intermittente. Un nulla, solo al buio, con le persiane chiuse e i rumori della strada non ancora destati dall’alba lo puoi ascoltare mentre accade. Comunque non ti fa più né caldo né freddo, mica come la prima volta che hai inventato questo gioco di autocontatto. E te lo figuravi turgido, avvolto da nervi e tubi anch’essi viscidi e muscolari, arroccato in una gabbia di costole e costretto dal volume dei polmoni. Questo è il tuo cuore. Continua a leggere
Muscolo involontario
scritto da
Laura Nicchiarelli