Era un’estate meravigliosa. Il sole penetrava attraverso ogni cosa. Le mele sul tavolo della cucina erano bianche. Per un processo inverso, la luce prendeva come una tonalità di freschezza. Celebrava l’idea di ore colate con le mani sulla nuca, nei prati dell’università, a guardare i rami. Persino la periferia, dalla finestra di Roy, sembrava lo sciabordare di un’onda metropolitana che veniva da lontano, ma che non per questo aveva perso forza: persino lì, nelle ultime stanze di Brooklyn, c’era l’impressione che si potesse fare qualcosa di grandioso. Un paradosso appropriato, pensò Kit. Stava rimettendo i nastri nella borsa, e ogni tanto gettava qualche occhiata al tavolo e a Roy, entrambi inondati dal pomeriggio. L’intero appartamento era sul punto di trasfigurarsi.
Roy aveva acceso un’altra sigaretta e il suo sorriso sembrava non essersi mosso di un millimetro.
«L’assegno le verrà trasmesso nel giro di qualche settimana» disse Kit, fingendosi indaffarato. Continua a leggere
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racconto
Una canzone
scritto da
Giorgio Fontana