Per tutte le volte che non ho capito
o che tu hai frainteso
che non ho guardato
che mi era sembrato
o parso, altresì, figurato,
per quando nel non incontrarti
il mio vuoto ha suonato,
per questa incertezza
e il suo essere cava in cui abbiamo cantato,
per lo stesso suo afflato
e ogni errore al suo interno,
per tutto il resto che non ci è stato dato.
Per aver riempito la noia
il selciato dei miei pomeriggi,
per quel che si legge nei libri
per tutti i litigi,
perché in questo tempo
che è stato riempito
per qualche minuto ho allontanato
i trapassi.
Per la leggerezza di quando ricordo i tuoi passi
per quello che è stato
benché fosse storto
per ogni contorto aggiustamento
tentato
che non ha risolto,
per ogni desiato sforzo
per aver provato
a stringere forte,
per la paura che fa
la morte
quando finiscono tutti gli incastri.
E per gli impiastri
che fanno gli umani
per aver conosciuto le mani
e intrecciato.
Per il numero due.
E per la vita che ci passa in mezzo.
Ascolta Due letta dall’autrice