«Ecco le pratiche richieste, Vladimir Vladimirovich.»
Con queste parole, o qualcosa del genere, avrebbe dovuto iniziare un capitolo in terza persona onnisciente su Putin. Putin invece è nella sua dacia, seduto per terra, anzi su un tappeto, e sta accarezzando dolcemente il muso di un labrador. Koni.
È una femmina, un esemplare pregevole, il collo è un tronco, i denti forti e sani, il pelo nero e lucido come gli stivali di Volodja ai tempi del KGB, lì in giro per Dresda, a ingrassare di birra. Ecco, in Germania non era stato facile, soprattutto per Lyudmila. Comunque. Volodja ora è circondato da otto minuscoli cuccioli, miopi, zoppicanti, nati per ridefinire qualsiasi concetto di tenerezza. È la mattina del 7 dicembre 2003, ed era tanto, tanto tempo che il Presidente non si sentiva così. È giorno di elezioni della Duma: le schede sono ancora negli scatoloni, vicino alle matite che regaleranno pro forma 223 seggi su 450 a Volodja, sub forma di un controllo assoluto del potere legislativo. Continua a leggere
Comunque (un estratto autosufficiente)
scritto da
Nicolò Porcelluzzi