Francesco Noferi

È del 1984, vive a Pisa, e lavora all'università. Scrive da tempo ma i racconti hanno iniziato a uscire di casa da poco. Uno è stato pubblicato sull'antologia "Galileo vs Modì", Historica Edizioni, uno su “La paura fa 90 righe”, Erasmo Edizioni. Nel 2020 e 2021 ha vinto il concorso per racconti inediti del FIPILI Horror Festival. Frequenta da anni il laboratorio di scrittura creativa del Teatro Verdi, qui a Pisa. Molti racconti sono nati lì (tra cui questo).

Donna Sulfura

scritto da Francesco Noferi

Da quando sono in questo letto, ho visto molte cose. Non con gli occhi del corpo; quelli restano socchiusi a guardare il soffitto, anche se una mano pietosa mi ha da tempo poggiato la testa sopra un doppio cuscino. Quegli occhi ormai non mi appartengono più, da quando le mie giornate sono accompagnate solo dal mio respiro sempre più debole. No, sono altri occhi quelli che hanno cominciato a viaggiare, che scrutano, che sentono come mai prima. Diceva, la gente, che ero una strega, la maciara, Donna Sulfura, ma io non ci ho mai creduto davvero. Ora però, chissà.
Sento, anzi, vedo che da quando sono nascosta al mondo, inchiodata nella mia camera dal grande male che è la vecchiaia, la gente ha cambiato atteggiamento verso di me. C’è stato un tempo in cui andavo per le strade, i vicoli pieni di ciottoli del mio paese, guardata con rispetto e timore. A me si rivolgevano per amore o invidia, o per un consiglio, per una confessione. Il fornaio a cui non lievitava il pane. Il parroco e i suoi tormenti, a chi altro doveva raccontarli? Sicuro che nessuno sarebbe mai venuto a chiedermi qualcosa. La maestra incapace di farsi ubbidire, a chi altro poteva chiedere un’erba che la rendesse forte? Il marito geloso, la madre preoccupata, la nuora infastidita. E io facevo, senza troppo crederci, quello che volevano. Fossero medicamenti, o parole vuote, o scongiuri. Perché quella era la vita che mi era toccata in sorte. Continua a leggere