Francesco La Rocca

Fa il custode e gestisce un housing sociale per persone in emergenza abitativa, dove passa un sacco di gente. Nei momenti un cui c'è un po' meno gente che passa, scrive. È Laureato in Relazioni Internazionali e insieme ad altre tre persone ha fondato un collettivo che si chiama FILTRI; il collettivo si manifesta principalmente attraverso un blog www.filtri.xyz. Quando è da solo invece gli piace registrasi mentre rutta, o quando legge. Chi volesse ascoltare le ultime produzioni trova tutto su Spreaker sul profilo di Francesco Brundtland.

Il mare

scritto da Francesco La Rocca

Per scendere in città Mattia aveva preso poche cose: due pezzi di pirite, alcuni quarzi bianchi e il trilobite del Quintino Sella. Si era messo anche qualcosa in tasca, sassi piccoli che aveva trovato in giro, ma quelli non contavano. Il trilobite era il suo preferito, sapeva di essere scontato a pensarlo ma non gli interessava, d’altronde non era roba da tutti trovarne uno; i possessori di fossili che conosceva li avevano comprati da qualche parte, il suo veniva dalla montagna invece. Continua a leggere

Walter – Cover, 1

scritto da Francesco La Rocca

Abitando a Zurigo avevo imparato che gli orologiai hanno ferie in luglio, così, guardando l’autostrada, potevo riconoscerli dalla targa; se era luglio.

Da bambino facevo molta attenzione ai dettagli e a scuola avevo un rendimento notevole. Quando c’era del tempo libero, costruivo paracadute coi sacchetti di plastica e eliche con i cartoni. Se andavo in campagna creavo biosfere dentro vecchie pentole, imprigionavo lucertole e sezionavo girini. Al mare facevo lo stesso, ma con animali diversi e dentro secchi o bacinelle. Per questo, e alcuni altri motivi, spesso mi dicevano che da adulto potevo essere uno scienziato, e magari diventare come Jaques Cousteau, che andava anche in televisione. Continua a leggere

Il pinguino di Trieste

scritto da Francesco La Rocca

Nazarena Furlan amava i bagni d’aria, aveva iniziato poco più che maggiorenne, quando davanti la sua finestra c’era solo il mare. All’età di diciotto anni era andata controvoglia dal medico di famiglia, per la prima e unica volta nella sua vita, affranta da terribili problemi epidermici. La sua pelle era così sensibile da non poter sopportare il tocco delle lenzuola: né in lino né tantomeno di cotone. La ragazza lo aveva supplicato di trovare una soluzione per questa terribile condizione, che le rendeva la vita così solitaria. Continua a leggere