Enrique Olmos De Ita

Drammaturgo, critico teatrale e scrittore. Ha studiato Lettere all'Università del Chiostro di Sor Juana a Città del Messico e alla Scuola Dinamica degli Scrittori di Mario Bellatín. Sono state messe in scena più di una dozzina delle sue opere in diversi paesi. Ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali e attualmente si trova da qualche parte tra il Messico e il nord della penisola iberica dove dirige l'azienda “Neurodrama: atentados escénicos”. Cura il suo blog Purodrama e ha paura dei piccioni. Tifa il Barcellona.

Mia nonna odiava Maradona

scritto da Enrique Olmos De Ita

La mia prima parola è stata “gol”. Non ho detto mamma o papà o gatto. Ho detto “gol” sulle gambe di mia nonna. Lei mi prendeva in braccio, e guardavamo insieme tutte le partite che trasmettevano in televisione. Cioè, così racconta mia madre. Un giorno ho iniziato a urlare “goool”. Sono nato nel 1984, il che vuol dire che ho avuto modo di godermi i Mondiali di Messico ’86 (anche se ovviamente non me lo ricordo) davanti alla vecchia televisione grigia di mia nonna, che ho chiamato Mamma Toto fino il giorno della sua morte; sapendo che non era una seconda madre, bensì un’altra madre.
Dentro la sua capanna nei Llanos di Apan, lontani da ogni tipo di baccano, seguendo ogni mossa, abbiamo visto decine di partite. Altre le ascoltavamo con la sua radio rossa a pile, specialmente quando lei si spostava in cucina. Era un rituale straordinario, che fosse a pranzo o a cena: essere seduti a tavola, in un silenzio quasi totale, ascoltando il calcio dalla radio distorta. Ogni tanto ci mettevamo a strillare e mia nonna si alzava, nervosa com’era, per aggiustare il volume del vecchio apparecchio. Un pretesto per non rimanere ferma. Continua a leggere