Nonostante Giuditta, invitandolo a raggiungerla a Torino, gli avesse anticipato delle tenebre che lo avrebbero inghiottito, una volta fuori dalla stazione di Porta Nuova, Anselmo non immaginava che i portici si allungassero così neri nel ventre della città. Infatti, che si trattasse di portici, e non di una galleria scavata nella roccia, per esempio, lo deduceva solo per i raggi plumbei che filtravano tra le colonne, allumando di smorte chiazze il pavimento lastricato: perché non si vedevano né serie di arcate, se alzava il mento, né boutique, caffetterie, cinema, ristoranti se si voltava di lato; soprattutto, perché non scorgeva non già la calca, essendo comunque un pomeriggio di pioggia sottile, echeggiante di un tintinnio di sistri, ma nemmeno un’anima che fosse una. Continua a leggere
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racconto
Sotto i portici
scritto da
Andrea Derizio