Avevo quattordici anni e mi stavo lasciando morire di fame come penitenza per essermela menata sul divano di seta verde avocado dei miei genitori. [Il dottor Schrift] insisteva nel dire che la bara che sognavo sempre era mia madre. E come mai mi si erano fermate le mestruazioni? Mistero.
«Perché non voglio essere una donna. Perché mi si confondono troppo le idee. Perché Bernard Shaw dice che non si può essere donna e artista. Il fatto di aver figli esaurisce completamente, dice. E io voglio essere un’artista. È quello che ho sempre voluto.»
Perché non avrei saputo come dirlo allora, ma il dito di Steve nella figa mi dava una sensazione meravigliosa. E al tempo stesso sapevo che quella sensazione languida, dolce, era il nemico. (…)
Mi guardo nello specchio e le mie tette sono diverse. Sono nel bagno di un’anziana signora di Tangeri, capelli nascosti sotto il velo madreperla, quando me ne accorgo. Io sono nuda dopo la doccia, piedi bagnati sulle piastrelle, lancio uno sguardo al riflesso prima di avvolgermi in un asciugamano bianco e le mie tette sono diverse. Sono gonfie, soprattutto sotto, un cuscinetto morbido che spinge il capezzolo all’insù. Le mie prime scopate erano con la maglietta; i miei primi reggiseni, push-up. Esco dal bagno fiera.
«Mi sono cresciute le tette.»
«Sono stato io.» Continua a leggere