Cristian Marmo

Cristian Marmo nasce nel 1985 in provincia di Torino da genitori natii della provincia di Salerno. Le sue origini inducono i settentrionali a definirlo un terrone e i meridionali ad etichettarlo come polentone. Ex studente di cinema, cerca e trova qualsiasi tipo di lavoro ad una velocità degna di un motorino Ciao. Ha vissuto a Rotterdam, ma la mancanza della pummarola lo ha riportato in Italia.

La ragazza che mi piace ha due piedi [Ricettario]

scritto da Cristian Marmo

La ragazza che mi piace ha due piedi e conosce a memoria la ricetta della pastiera. La prima volta che l’ho incontrata mi ha spiegato per filo e per segno da dove cominciare. «Per la pasta frolla bisogna creare la forma di una fontana con la farina« muoveva le mani imitando i gesti uno ad uno. «Poi si aggiunge lo strutto, il burro, lo zucchero, un uovo, un pizzico di sale, il miele, il latte e le scorze di arancia e di limone e si comincia ad impastare.»
Mentre lo racconto ad Ahmed lui non sembra particolarmente colpito. «Mia madre ricorda centinaia di ricette senza bisogno di leggere nulla. E poi è abbastanza normale che una ragazza abbia due piedi, non pensi? Il fatto è che quando vuoi scoparti una tu ti sorprendi di cose normalissime.»
A dirla tutta non sono affatto d’accordo con lui, ma per provare a convincerlo gliene sparo una delle mie. «Sì, ma nella pastiera lei ci mette la marijuana» gli faccio io aggiungendoci un occhiolino. «Impossibile» ribatte dopo averci pensato seriamente un po’ su, «la pastiera è una ricetta tradizionale, se è del sud è difficile che cambi gli ingredienti originali. Voi napoletani ci tenete a certe cose, un po’ come noi marocchini. E poi a te non piacciono le ragazze che fumano erba.» Continua a leggere

Cado a pezzi

scritto da Cristian Marmo

«Ecco, ti è caduta un’altra volta la mano» mi dice Fabrizio. «Non si può andare avanti così.» Carica il colpo tipo lanciatore di baseball e mi tira addosso quel moncherino.
«Non è colpa mia, succede e basta» mi difendo mentre cerco di riattaccare la mano al polso. «Che cosa ci posso fare?»
Da qualche settimana ho cominciato a perdere pezzi del mio corpo, e questa cosa a Fabrizio non va proprio giù.
«È tutta una scusa per non fare le pulizie di casa» attacca lui strizzando con forza lo straccio. «Oramai ti conosco bene.» Continua a leggere

Rotto è una parola grossa

scritto da Cristian Marmo

Sto correndo sulla strada che costeggia il fiume. Da lontano scorgo una donna che esce da un cortile a passeggio con una bicicletta. Mi avvicino a piccoli passi, sono quasi arrivato, non mi manca ancora molto. Ma quando arrivo davanti al cancello la vedo sedersi sul sellino, pronta per partire. Rallento un po’ per rifiatare, stringo bene i lacci allentati dalla corsa. Lei indossa un tailleur blu notte e delle scarpe che le lasciano il collo del piede scoperto. Quando appoggia le mani sul manubrio noto un braccialetto rigido in argento, le unghie coperte da un sottile strato di smalto. Stringe forte le manopole e con il piede sinistro cerca il pedale affondando nel vuoto. Non è che mi sono messo a fissarla, però è proprio buffa vista da qui. Prende un lungo respiro con la bocca, socchiude gli occhi e guarda dritto davanti a sé. Continua a leggere

La ragazza altissima

scritto da Cristian Marmo

«Quindi non squirta la spilungona?» mi domanda mio fratello, e io quasi non trovo la forza per ribattere. «Oh cristo Tobi, per l’ennesima volta: no, non squirta» replico io sorseggiando la mia quarta birra rossa della serata. «Il punto non è questo, cazzo» aggiungo per essere ancora più convincente mentre lui si dondola sulla sedia guardando una partita di calcio sul maxi-schermo del pub.
Gli sto raccontando che sto uscendo con questa tizia alta, altissima. Due metri e sette o giù di lì. Continua a leggere

I figli dei figli dei gatti di Hemingway

scritto da Cristian Marmo

I figli dei figli dei gatti di Hemingway vivono nella casa-museo dello scrittore americano a Key West, in Florida. Ogni mattina un inserviente del comune porta loro crema di latte di capra, vongole veraci grandi come albicocche o battuta di vitello, a seconda del giorno e delle loro esigenze alimentari. Quando l’inserviente invita degli ospiti nel loro appartamento, cosa che gli sarebbe vietata, questi cominciano ad accarezzarli e a pronunciare loro parole al miele. Ma i figli dei figli dei gatti di Hemingway non amano questo tipo di vita agiata, né tantomeno tutte quelle smancerie che la gente comune dedica agli animali d’appartamento. Continua a leggere