All’inizio è solo un puntino nel cielo di giugno. Una marginale stilla nera nell’acquarello visivo di Amato, niente più che un glitch a nordovest, incastrato nel canto dell’occhio, tra l’indaco pulito del cielo e il verde vivo del fogliame di tiglio sotto cui, migliaia di metri più in basso – e quattro ghiaccioli dopo – Amato s’è fermato per la sua consueta pisciata da pendolare. Continua a leggere
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racconto
Chernushka
scritto da
Claudio Conti