Claudia Petrucci

Claudia Petrucci (1990). Laureata in Lettere Moderne a Milano, ha lavorato in Italia come copywriter, web content editor e social media manager. Ora vive a Perth, in Western Australia, dove ha lavorato come: cameriera, assaggiatrice di olio extravergine (sì, davvero), commessa e marketing manager. Ora lavora part-time come office manager e scrive. Ha pubblicato racconti su Cadillac.

Casa

scritto da Claudia Petrucci

Casa, singolare – nell’accezione: unica nel proprio genere, diversa da tutti gli altri; inoltre femminile. Costruzione eretta dall’uomo nel millenovecento ottanta, venduta, comprata, complesso di ambienti che a distanza di vent’anni noi ancora sogniamo, mio padre, mia madre, mia sorella, tutti sognerebbero quella che è stata la mia casa se solo ci avessero vissuto per un anno, o tutti sognano le case della propria infanzia fino all’ultimo giorno? A grande distanza, la casa torna a trovarmi mentre dormo, non sono io a entrare ma è l’organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari di me abitante, l’organismo a espandersi dal centro del mio corpo nel dormiveglia e a estendersi tutto intorno in una corazza, un satellite del ricordo e più spesso un vero e proprio pianeta. Continua a leggere

Il corpo – Cover, 5

scritto da Claudia Petrucci

In principio mi hanno fatta di carta blue back, e di tutte le mie funzioni epidermiche quella antispappolo si è rivelata la più intelligente: in febbraio ha nevicato spesso. Concepita oltreoceano, poi stampata enorme in un capannone della Brianza. Tutti i miei atomi, di dimensione 70×100 centimetri, sono stati composti e appiccicati su superficie piana. Continua a leggere

La settimana in cui Martina non doveva morire

scritto da Claudia Petrucci


Emanuele aveva cominciato a conoscere Martina molto tempo prima di stringerle la mano. Gliene avevano parlato gli amici, a lungo, e lui aveva raccolto informazioni, mettendo in piedi un ritratto tutto suo, immaginario, tenuto insieme da aneddoti filtrati, rivisti e potenzialmente fasulli. Come di quella volta che Martina aveva soccorso la sua coinquilina suicida tappandole le vene con le mani, o di quel giorno, durante una manifestazione, che si era beccata una manganellata in fronte ma non aveva vacillato nemmeno un po’. Continua a leggere