Carmen Barbieri

Ha 33 anni, è napoletana, vive da 14 anni a Roma. Fa molte cose per mangiare e bere. Ma succederà che riuscirà a vivere solo di teatro e scrittura. Succederà. Su twitter è carmen_is_a.

So che puoi comprendere – Cover, 7

scritto da Carmen Barbieri


Come quella storia del cane muto e della papera sottomessa. Lui un tempo ci rideva. Ora gli saliva la brina negli occhi quando Lei riattaccava a raccontare. Si distraeva moltissimo, soprattutto nella parte in cui Lei ripeteva il pezzo della papera che si lascia strattonare sulle strisce pedonali dai bambini delle scuole elementari. Era tutto un lastricato di mani e di piedi – diceva Lei – che l’avrebbero potuta portare via. Lui aveva inventato un trucco per farla smettere di parlare. Voltava la testa a sinistra procurando in Lei la paura di perdere il controllo della macchina, uscire fuori strada o, peggio, finire morti in uno scontro frontale con le macchine che avanzavano in direzione opposta a quella loro. Solo così Lei faceva immediatamente silenzio e Lui tornava a guardare dritto davanti a sé. Continua a leggere

Mon amour, mon amour

scritto da Carmen Barbieri


Amore dice che quando mi incontra è felice. E se non mi incontra? È felice lo stesso.
Passiamo la vita a significare che Amore è diverso dagli altri, che è persona simpatica, che fa ridere serio, non come certi con cui ti devi sforzare di ridere. Ma la verità volete sapere qual è? La verità non è che Amore fa ridere serio, ma che siamo noi che facciamo seriamente ridere Amore. Continua a leggere

È sempre una questione di padri

scritto da Carmen Barbieri

Interno notte di una clinica ospedaliera. Una sala d’attesa dove mia madre mio padre ed io siamo i soli ad attendere. Il linoleum sotto i miei piedi è di un colore verde acido. Le mensole tutt’intorno sono sovraccariche di bottiglie di Ace candeggina. Tutto è molto bianco ed il fotografo di scena ha optato per una luce chiara e piatta. Mia madre è eccitatissima. Mio padre sta per commuoversi in pianto dalla felicità. Quanto a me, sono consapevole di cosa sta per succedere, eppure attendo una conferma, che arriva, di lì a poco, con l’ingresso nella sala dell’infermiera. Che è una suora e veste di bianco. Stringo tra le mani un fascicolo di carte e quando vedo la suora avanzare verso di noi, ho come l’impressione fisica che il peso di quei fogli si sia decuplicato e faccio fatica. Perché ho solo due mani e le gambe non mi reggono bene tant’è il peso enciclopedico dei fogli che custodisco, tant’è acuta l’emozione che mi attraversa. Continua a leggere