ore 7 e 40
Solo adesso mi rendo conto di quanto sia piccolo il mio bagno. Lo specchio è minuscolo, nascosto da una lampada ingombrante e dalle foto minimaliste scattate da Dario. Anche in piedi sullo sgabellino, riesco a vedere solo pezzi di me. Fotogrammi sparsi di un corpo di cui avevo perso memoria. Spalle un po’ cadenti e rotoli all’altezza della vita. In questo equilibrio precario la faccia non riesco proprio a vederla, e forse e meglio così. Mi dico che la colpa è tutta di questa tutina bianca, che mi fascia tutta e mi fa sembrare un pupazzo di neve. Perché l’ho presa proprio bianca?
Bussano alla porta. Mi infilo la gonna e gli stivali che mi danno almeno dieci centimetri in più. Metto il resto nel borsone ed esco fuori. Dario è in maglietta e boxer, ancora mezzo addormentato, ma mi abbraccia e mi bacia: «Auguri, amore». Buon quarantesimo compleanno. Sembra che non se ne accorga nemmeno degli anni che passano, ha lo stesso sguardo di sempre, non è uno specchio lui. Accenno un sorriso e lo lascio lì in piedi. Stamattina ho voglia di arrivare subito in ufficio, di scomparire dietro la mia scrivania. Continua a leggere