La prima volta l’avevo baciata alla festa di Gaia. La conoscevo da poco Lisa, da quando seguivamo insieme il corso di Storia dell’Arte. Un’ora pallosissima di slide sui realisti francesi che, voglio dire, a parte L’origine del mondo, nulla da segnalare.
Alla festa, Lisa mi era quasi saltata addosso. All’inizio aveva cercato la mia mano. Che io, a furia di tener le mani a posto, le ragazze dovevano venire a stanarle da dentro le tasche.
Comunque, quella sera ero lì per Gaia, che le sbavavo dietro dall’inizio delle lezioni, che pure lei seguiva i realisti francesi con entusiasmo, mentre io nel buio dell’aula provavo a ridisegnare il suo profilo sul taccuino. E Gaia seduta accanto a me, perché il minimo che potevo fare era tenerle il posto, rideva divertita dei miei scarabocchi e alla fine dell’ora mi passava gli appunti come un’elemosina.
Insomma, ero convinto di essere trasparente. Senonché alla festa, mentre stavo seduto a fumare sulla soglia della finestra che dava sul campiello, Lisa si era fatta stretta stretta per condividere la stessa soglia e infilarmi la mano nella tasca del giacchetto. Perché io, manco me l’ero tolto il giacchetto, sembrava che stavo all’asilo ad aspettare l’ora che tornava la mamma.
Con la mano di Lisa che mi frugava nella tasca, le avevo chiesto se voleva una sigaretta, ma lei no, non era quello che voleva. Continua a leggere
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racconto
Chiedere cerotti ai turisti
scritto da
Barbara Antonelli