I’ll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I’ll stand by you
Take me in, into your darkest hour
And I’ll never desert you
I’ll stand by you, The pretenders
Mi era tornato il mal di schiena, ed era il momento peggiore. Sull’aereo che da Londra ci riportava in Svizzera avevo preso un antidolorifico, approfittando del fatto che Eva si era addormentata. Dormiva col cappuccio che le copriva la fronte e il mento affondato nelle mani, come se la sua testa, nel sonno, cercasse di liberarsi da un peso.
Adesso che eravamo lì in quell’anticamera ad aspettare, avevo male di nuovo. Ho cercato di mettermi diritta, ma su quella sedia non c’era verso: anziché distendermi, mi inarcavo, respinta dalla curva dello schienale. Eva, immobile, leggeva una rivista. La teneva aperta all’altezza degli occhi, e la sua testa la vedevo solo a pezzetti: una punta di orecchio, lo zigomo, l’attaccatura dei capelli.
«Qualcosa di interessante?» le ho chiesto. Continua a leggere