Quando cadde il meteorite eravamo nella fase liturgica della nostra giornata. Era quasi finita la seduta e il maestro stava affrancando il nuovo fratello. Non rammento il suo nome, ricordo solo che era esile, quasi scheletrico; aveva le guance scavate dalla magrezza e gli occhi, angosciosi, che spuntavano dalle orbite come due biglie scure. Continua a leggere