Sono le finali dei Mondiali di Sauna, e ci sono 130 gradi centigradi.
Sono rimaste quattro persone: io, mio fratello, un bielorusso pelato sulla quarantina, e un ucraino biondo e palestrato che non smette di muoversi, si sposta avanti e indietro come se fosse in bilico su un cornicione. Ogni trenta secondi, l’acqua cade sulle pietre fumanti nell’angolo inviando un’onda dolorosa nella nostra direzione.
Chiudo di nuovo gli occhi. Sto galleggiando nella fresca acqua estiva del Golfo, il sale scricchiola nelle mie orecchie. Le punte delle mie orecchie ribollono. Respiro coltellate attraverso le mie labbra schiuse. Una voce galleggia nell’acqua e mi entra nelle orecchie come il sussurro di un’amante: conta fino a dieci. Conta fino a dieci.
Yksi, kaksi, kolme, neljä…
Apro gli occhi, alzo il pollice per mostrarlo all’uomo all’esterno. Mio fratello fa lo stesso. Il bielorusso solleva un braccio brasato e mostra il suo pollice. L’ucraino si strofina la faccia. Continua a leggere