Balbetto invitandola a entrare, sto quasi per commettere un errore chiedendole di togliersi i lunghi guanti neri che indossa. Si intonano all’abito da sera che ha scelto per l’occasione: una soleggiata mattina d’estate. Tengo a bada la collera deglutendo una quantità anormale di saliva. Sto diventando un animale, un cane, credo. Mentre la bacio penso che è doloroso stringere le fauci in questo modo. Poi mi correggo: la mascella, ho ancora una mascella.
Il bacio doveva finire sulla sua guancia, ma lei gira il collo e le nostre labbra si incontrano. Non mi tiro indietro, ma le tengo chiuse. Inalo il suo profumo che mi dilata le narici, scende lungo la gola con il potere disinfettante di una mentina. Per un attimo ricordo che una volta amavo questa donna. Il minimo tocco della sua pelle – il minimo tocco delle sue dita, penso e rabbrividisco – mi faceva impazzire. Ma adesso la sua lingua cerca di rompere le mie barriere, un brivido percorre il mio corpo. Non è desiderio, ma paura.