Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
L’ho notata perché leggeva un libro di Philip Roth. Avrei voluto chiederle cosa ne pensasse, perché a me piace un sacco e i miei amici lo detestano, ma visto che stava mangiando non le ho detto niente, a me da un po’ fastidio essere avvicinato mentre sto mangiando. E poi ho visto che il panino non l’aveva comprato al vagone ristorante, lo aveva preso dallo zaino, quindi mi sono anche chiesto se non rischiasse di essere rimproverata dal cameriere. Alla fine non mi pare che sia successo. Mi scusi… lei per caso sa quanto ci vorrà prima di ripartire?
Katrina Traurig, 58 anni, passeggero al primo tavolo a sinistra del vagone ristorante:
Non riesco a crederci, avrà avuto l’età di mia figlia. Quanti anni aveva? Ventidue? Ventiquattro? Mi è passata davanti un paio di volte per andare in bagno, o almeno credo, sentivo continuamente la porta aprirsi e chiudersi. Ma come si fa, una ragazza così giovane, non ci posso pensare. Ma cosa è successo? Potete dircelo?
Tomas Adler, 42 anni, impiegato al servizio ai tavoli del vagone ristorante:
Era molto educata, a parte il fatto che all’inizio ha ordinato solo da bere e si è messa a mangiare un sacco di cose che non aveva comprato qui. Lo faccio da un po’ questo mestiere, è un trucchetto che usano in tanti, quello di ordinare solo un caffè per poi tirarsi fuori il pranzo come se niente fosse. Alla fine non le ho detto niente perché poi un pranzo lo ha ordinato anche a noi. E comunque sembrava talmente gentile che forse non avrei avuto cuore. A parte questo non ho notato niente di strano, il suo tavolo era così come adesso: c’erano un libro, il computer e il telefono.
Elena Damerini, 27 anni, passeggero al terzo tavolo a destra del vagone ristorante:
L’ho guardata più volte perché era molto carina. E dato che ero con il mio ragazzo questa cosa mi metteva ansia. Infatti con una scusa ho fatto mettere il mio ragazzo di spalle rispetto a lei, così solo io potevo vederla. Si, insomma, per esercitare una sorta di controllo sulla situazione. Non lo so cosa mi prende, ogni volta che vicino a me c’è una persona che penso potrebbe piacere al mio ragazzo, comincio a guardarla in maniera un po’ ossessiva, come quei ragni che ti fanno paura ma che guardi in continuazione, ha presente? Quindi sì, posso darle qualche particolare, anche se non è che ci sia granché da raccontare, a parte il fatto che si alzava spesso dal tavolo e io mi spaventavo temendo che potesse venire verso il bar. Pensavo che ci sarebbe passata davanti e che il mio ragazzo l’avrebbe notata. Ma per fortuna andava sempre soltanto in bagno.
Il mio ragazzo? È sceso a Heidelberg, penso che sia stato due stazioni prima che il bagno restasse chiuso.
Dennis Altdenke, 61 anni, passeggero al primo tavolo a destra del vagone ristorante:
Io ve lo dico poi fate un po’ voi: per me prendeva delle cose, capisce cosa intendo? Stavo aspettando che si liberasse il bagno e, quando è uscita, quella ragazzina aveva due occhi così, tutti rossi. Aveva una gomma in bocca e si era anche tutta truccata. Che poi, non lo poteva fare seduta al suo posto? Ma si vedeva che si era fatta qualcosa. Però lo ha nascosto bene, in bagno aveva messo profumo e sembrava tutto bello pulito. Ho anche pensato di guardare nella spazzatura per trovare qualche resto e farle una piazzata ma poi mi sono detto non sono mica io, il padre… Almeno aveva pulito.
Scusate, ma è davvero necessario restare fermi qui? Io ho un impegno abbastanza importante, non possiamo almeno sapere a che ora ripartiamo?
Katrina Traurig, 58 anni, passeggero al primo tavolo a sinistra del vagone ristorante:
Ma certo… L’avevo vista anche nella libreria della stazione. Ecco, sì, era in fila davanti a me, aveva i capelli ricci legati in questo modo strano, un po’ disordinato, che pure mia figlia usa sempre, ho anche pensato di farle una foto di nascosto, da mandare a Erika. Per scherzare, perché mi lamento sempre dei suoi capelli, ma poi ho pensato che Erika mi avrebbe sgridata per aver fatto una foto a una persona senza il suo permesso. O magari si sarebbe arrabbiata perché scherzavo sui suoi capelli. Ormai devo stare attentissima a quello che le dico o mi abbaia come un cane da guardia.
Nella libreria la ragazza aveva preso un po’ di cose, teneva delle riviste tra le braccia e a un certo punto le era caduta a terra Vogue. L’aveva raccolta molto in fretta e si era guardata intorno, un po’ come faccio anch’io quando compro le riviste di giardinaggio, che me ne vergogno. E alla fine alla cassa aveva lasciato praticamente tutto lì e si era presa solo un libro e credo qualche quaderno. In effetti queste riviste costano un occhio della testa. Io ero dietro di lei, quindi quando ho pagato, le riviste erano ancora lì. A parte Vogue mi sembra di ricordare quella di psicologia, quella… come si chiama? Psychology Today. Si, mi sembra che fosse proprio quella. E poi sotto ce n’era un’altra ma non l’ho vista bene, mi dispiace.
Vi prego, non ditemi che si è suicidata.
Elena Damerini, 27 anni, passeggero del terzo tavolo a destra del vagone ristorante:
Ah certo, poi c’è stata quella videochiamata un po’ sopra i toni che ha fatto con la madre. Non stavano litigando, sembrava una telefonata normale, di quelle in cui senti lei che risponde tutto bene mamma e poi il viaggio bene e poi ho mangiato un panino e un’omelette e lì non so cos’abbia detto la mamma perché lei ha detto un po’ seccata non me frega niente mamma degli sforzi, e da lì a dire che non gliene fregava niente di fare esercizio e per favore di lasciarla in pace. E poi ha alzato un po’ troppo la voce dicendo qualcosa del tipo tu pensi che io non mi guardi allo specchio? pensi che io non le veda le cose? Non avrà usato proprio queste parole ma il senso era questo. E lì ha salutato e ha chiuso.
Poi ha ordinato qualcosa al cameriere, forse il pranzo. Non ho capito che sforzi dovesse fare, anzi, l’ho invidiata. Certa gente è così, può mangiare tutto quello che vuole e resta sempre bella.
Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
Si ogni tanto la guardavo, ma così, come si guardano tutte le persone dentro una stanza. No, non è stato per la telefonata, a parte il fatto che non ho capito cosa stesse dicendo, non ci ho trovato niente di strano. Mi sembrava solo il classico modo di parlare degli italiani.
Quando le è arrivato il pranzo ho sbirciato al suo tavolo, stavo morendo di fame! Aveva hamburger e patatine, sembrava buono… ma infatti sul treno a volte i piatti non sono così male, è che costano troppo.
Comunque devo averle dato fastidio a un certo momento, perché appena abbiamo incrociato gli occhi si è infilata il giubbotto e ha tirato su il cappuccio.
Era bello grande, le copriva interamente il profilo. A quel punto non la potevi vedere nemmeno mentre mangiava o qualunque cosa stesse facendo. L’unica cosa certa è che nel piatto non è rimasto più niente. Me lo ricordo perché, visto che era un sacco di roba, ho sperato che lasciasse un po’ di patatine. Le avrei chiesto se potevo mangiarmele io. L’ho fatto, qualche volta, e la gente non ha mai avuto problemi. Poi non è che lo chieda a tutti, diciamo alle persone della mia età. Di solito sono quelle che sanno cosa significhi viaggiare con pochi soldi.
Mi scusi, so che sembrerà poco educato ma, visto che ancora non possiamo ripartire, non è che per caso abbiamo diritto a qualcosa da mangiare?
Tomas Adler, 42 anni, impiegato al servizio ai tavoli del vagone ristorante:
Quando ho ritirato il piatto mi ha fatto un sorrisone. Quando fai il cameriere queste cose sono boccate d’aria. Non capisco perché le persone badino così poco ai gesti, forse non ci pensano ed è tutto lì. Fanno le cose in maniera automatica e si dimenticano di essere amichevoli. A volte ti parlano come se tu fossi parte del problema che devono risolvere. Non è che la prenda sul personale, non più, ma fa sempre effetto vedere qualcosa dalla parte opposta. Ti scalda.
Avrei voluto dirglielo. Però avevo degli ordini da battere e ho lasciato perdere, le ho solo chiesto se volesse ancora qualcosa. Ha detto un altro caffè. Ho pensato glielo porto e le dico questa cosa. Però quando gliel’ho portato era in bagno.
Comunque non è che voglia lamentarmi del mio lavoro, anzi, sul treno si sta bene. È in città che i clienti tendono a essere scorbutici. Il peggio sono i ristoranti sotto gli uffici e i bar delle stazioni, la gente che va di fretta. Sono i peggiori, me lo lasci dire, ci ho lavorato.
Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
L’unica cosa strana che ho visto è stata la bottiglia di CocaCola che si è portata in bagno. Ma sembrava che non si fosse nemmeno accorta di essersela portata dietro. Come quando uno prende qualcosa con un gesto automatico.
Dennis Altdenke, 61 anni, passeggero al primo tavolo a destra del vagone ristorante:
L’ha fatto un po’ di volte questo scherzetto del bagno. Entra, fa la sua cazzata, pulisce, esce tutta perfetta e non ti chiede nemmeno scusa per averti fatto aspettare un quarto d’ora mentre sei lì che te la tieni. Ah ecco, sa cosa faceva quando usciva? Tremava. Ma guardi, certamente faceva solo finta di avere freddo, lo vede anche lei che si sta benissimo. Tremava per le cose che si era presa. Poi una volta l’ho vista anche uscire con una bottiglietta di CocaCola. Seconde me lì dentro c’era qualcosa, non era mica CocaCola.
L’avete controllata? Controllatela e vedrete che non è CocaCola. Le ho viste queste cose, anche da vicino.
Katrina Traurig, 58 anni, passeggero al primo tavolo a sinistra del vagone ristorante:
Più mi passava davanti e più mi sembrava stanca. Era ben truccata ma le vedevo le occhiaie. Sì, stanca, infreddolita, forse un po’ triste ma più che altro stanca. E poi si toccava continuamente sotto il mento con il pollice e l’indice e si schiariva la gola. Ho pensato che si stesse prendendo un po’ di influenza. Stavo per offrirle un’Ibuprofene, però alla fine non sai mai come reagiscano i ragazzi ai tuoi gesti. Mia figlia ha qualcosa che scatta quando mi preoccupo per lei, qualcosa di rabbioso. Non posso nemmeno più dirle di mangiare più insalata, figuriamoci di prendere una medicina. Non capisco perché mi tenga tanto a distanza quando si tratta di queste piccolezze.
Elena Damerini, 27 anni, passeggero del terzo tavolo a destra del vagone ristorante:
Di frequente si dava dei pizzichi sul corpo, sulla pancia per esempio. Credo che fosse un tic.
Non mi sembrava che lo facesse con gentilezza.
Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
Ah sì: si passava continuamente il burro di cacao sulle nocche delle mani. E ogni tanto scriveva qualcosa su un quaderno.
Elena Damerini, 27 anni, passeggero del terzo tavolo a destra del vagone ristorante:
Mi sembrava che si guardasse molto intorno, come se avesse paura di essere osservata. Lo faccio spesso anche io, ho sempre il terrore che quello che faccio sia sotto gli occhi degli altri e che venga giudicato in continuazione. Per esempio quando mi trucco in treno o in pullman. Mi guardo intorno tutto il tempo per essere sicura che nessuno mi stia guardando. Lei faceva così.
Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
L’ho vista tirare fuori un sacchetto di carta. Lo ha aperto, poi richiuso e lo ha rimesso nello zaino senza prendere niente di quello che c’era dentro. Lo ha fatto un bel po’ di volte. Ogni volta se lo rigirava tra le mani, lo apriva, ci guardava dentro per un po’ e poi se lo rimetteva nella borsa. Voi sapete cosa ci fosse dentro?
Oggetti rinvenuti dallo zaino di Linda Bevilacqua:
1 custodia per computer;
1 bottiglia di CocaCola vuota
1 mazzo di chiavi
1 bottiglia di CocaCola ancora chiusa
2 bretzel
1 libro
1 confezione di protettori per lo stomaco
1 (presunto) sacchetto della spazzatura contenente una confezione vuota di mini Brownie, un sacchetto di patatine vuoto, buccia d’arancia, pezzi di carta, cartine di gomme da masticare.
1 pacchetto di gomme da masticare ancora intero
1 caricatore per computer
1 sciarpa
1 magazine
1 cappello da neve
1 sacchetto di carta contenente biscotti
1 caricatore per telefono cellulare
1 powerbank
1 quaderno
Dennis Altdenke, 61 anni, passeggero al primo tavolo a destra del vagone ristorante:
A un certo punto ho aspettato talmente tanto, per entrare in bagno, che ho perso la pazienza e ho bussato un paio di volte. Ovviamente c’era di nuovo lei, visto che non era al suo posto. Non mi ha risposto e sono andato in un altro vagone… Qualche anno fa mio nipote lo hanno acchiappato per i capelli, stava cadendo in un brutto giro. Queste cose iniziano così perché un tuo amico ti offre qualcosa e il giorno dopo già lo vuoi riprovare, ci vuole un attimo. Mia sorella era stata contattata dall’immobiliare che gestiva l’appartamento in cui mio nipote aveva affittato la stanza. I coinquilini si erano accorti che stava facendo delle stronzate grosse e avevano contattato l’agenzia. Tempo sei ore e mio cognato e mia sorella erano a Berlino sotto casa del figlio. Lui non lo sapeva.
Si sono caricati tutto in macchina e se lo sono riportati a Brema il giorno stesso. Ci sono cose talmente gravi che alla fine uno non riesce più a nasconderle. L’eroina è micidiale.
Appunti dal quaderno di Linda Bevilacqua:
4 maggio 2016
«Inizio questo quaderno come se oggi iniziassi la mia vita. Voglio che vadano di pari passo. È un giorno uguale agli altri, è ancora vuoto come il quaderno, come la pagina. Sono io che decido di cosa riempire la pagina. E anche la mia giornata. E voglio che l’inizio di questo quaderno coincida con l’inizio di una nuova giornata, che poi sarà una nuova settimana e magari anche un anno nuovo.
Anche se stamattina è già andata come sempre (cioè male), “OGGI” merita comunque una possibilità, perché bisogna smetterla di pensare che se alle nove del mattino hai sbagliato allora anche il resto del giorno sarà da buttare. Adesso sono le 12:30 e io dalle nove e trenta sono stata brava. Fanculo le otto, fanculo le nove, benvenute “NOVE e TRENTA”, oggi il sole arriva con voi.
Lo so che l’ho pensato già un sacco di volte, ma ho trovato questo quaderno con scritto Change e ho voluto prenderlo come un segno, magari funziona.
Fa che funzioni.
Quindi: ecco cosa mi ha fatto fare la mia nuova forza di volontà. Non mi ha fatto comprare Vogue, non mi ha fatto prelevare contanti alla stazione.
Così: non penserò di dover assomigliare a nessuno.
Così: se qui non accettano la carta di debito non potrò comprare niente. E rimarrò calma. E non toccherò le cose dello zaino perché saranno per stasera.
Non che abbia intenzione di comprare qualcosa.
Ho giusto quattro euro per un caffè con la mancia per il cameriere.
Che poi non è che io pensi di dover assomigliare a qualcuno, mi basta andare bene.
È che adesso non vado bene. Non c’è niente che non me lo faccia notare.
Anche tutto quello che faccio è un mio non andare bene, ovunque mi giri io sono errore.
‘Bisogna stare bene con se stessi!’ Ma che vuol dire? Non riesco nemmeno a concentrarmi sul significato di questa frase.
Vorrei soltanto che non mi importasse più.
Allora oggi, anche se per la centesima volta, metto un punto e ci credo come se fosse la prima. Lo scrivo qui.
.
PUNTO
Comunque sarebbe sbagliato smettere all’improvviso di fare la lista della mattina.
Vorrei davvero che questa fosse la mia ultima lista. Mai più così chiaro nella mente il “quanto” e il “quanti” e il “cosa”. Voglio smettere di ricordare ogni singolo pezzetto.
Voglio che non mi importi più.
Dichiaro che questa sarà la mia ultima lista.»
Ultima lista:
1 caffè americano con latte (no)
2 biscotti medi ai cereali e cioccolato (no)
1 cappuccino (non completamente)
1 cornetto vuoto (si)
4 mini brownies (si)
12 biscotti Oro Saiva (si)
1 omelette con 2 uova e 4 quadratini di feta (non completamente)
1 mezza fetta di pane scuro (non completamente)
1 caffè americano (non completamente)
Elena Damerini, 27 anni, passeggero del terzo tavolo a destra del vagone ristorante:
Ho bussato perché dovevo veramente andare in bagno, non ce la facevo più. È che non volevo lasciare le mie cose da sole nel vagone. Però alla fine nessuno usciva e nessuno rispondeva, per cui ho chiesto al ragazzo spagnolo se potesse controllare la mia roba e sono andata in un altro vagone. Ero anche un po’ arrabbiata.
Katrina Traurig, 58 anni, passeggero al primo tavolo a sinistra del vagone ristorante:
Mi sono messa ad aspettare davanti alla porta, però sono stata troppo tempo in piedi e ha iniziato a farmi male la gamba, ho una sciatalgia che sta passando, però mi ha dato una fitta di dolore e ho dovuto appoggiarmi alla parete. Il cameriere mi ha vista ed è venuto gentilmente ad aiutarmi e sono tornata a sedermi. A quel punto il signore del tavolo vicino al mio si è un po’ alterato, ha detto che non era possibile che il bagno fosse ancora occupato. Ha chiesto al cameriere che per favore dicesse qualcosa.
Tomas Adler, 42 anni, impiegato al servizio ai tavoli del vagone ristorante:
Diciamo che non è il mio compito, anzi, chi fa il servizio ai tavoli è proprio bandito dai bagni della clientela. Qualunque cosa che vada oltre il confine del vagone ristorante non è di mia competenza e mi creda che i clienti sono capaci di reclamare se un cameriere fa anche solo qualcosa di vagamente poco igienico. Toccare la porta del bagno, per esempio. Ma non avevo voglia di discutere e in effetti, se era vero che il bagno era occupato da quasi un’ora, avevano anche ragione.
Ho bussato e niente. Ho provato a chiamare la ragazza, ho chiesto se andasse tutto bene, ho detto che dovevo chiederle di lasciare il bagno libero anche per gli altri clienti. Niente.
Allora il signore di prima si è avvicinato alla porta e ci ha appoggiato l’orecchio.
“Non si sente niente”, ha detto. E mi è sembrato preoccupato, ha detto che secondo lui bisognava trovare il modo di aprire, che era successo qualcosa.
Dennis Altdenke, 61 anni, passeggero al primo tavolo a destra del vagone ristorante:
Finalmente il cameriere mi ha ascoltato. È andato dal barista, hanno fatto una chiamata e poi è sparito a cercare qualcuno. Noi nel frattempo abbiamo continuato a bussare e appoggiare l’orecchio sulla porta.
Daniel Detalle, 26 anni, passeggero al tavolo centrale a destra del vagone ristorante:
Ho visto un po’ di confusione vicino al bagno e mi sono avvicinato anche io. Ho provato ad ascoltare al di là della porta ma non si sentiva niente. Le ho dato anche una spallata ma mi sono fatto male e basta.
Quando il cameriere è tornato eravamo tutti lì, anche il barista.
Tomas Adler, 42 anni, impiegato al servizio ai tavoli del vagone ristorante:
Sono arrivato con il capotreno e ho chiesto a tutti di allontanarsi e di lasciare libero il passaggio, ho fatto restare solo il collega del bar. Il capotreno ha inserito la scheda sblocca porte nella macchinetta sulla parete.
Jurgen Hilfe, 47 anni, impiegato al servizio bar del vagone ristorante:
A quel punto il bagno si è aperto. Il capotreno è corso nel vagone a fianco e ha urlato: “Medico! Medico!”
La ragazza era quasi sdraiata in avanti. Probabilmente, dato che davanti a lei c’era il sanitario, mentre si accasciava era scivolata di lato, e infatti aveva la testa tra il sanitario e la parete. Era incosciente. Forse aveva cercato di aggrapparsi al water.
Tomas ha detto qualcosa e ha provato subito a sollevarla.
Per terra era pieno di fazzoletti e c’era una boccetta di profumo.
Io sono rimasto impalato sulla porta, poi Tomas mi ha urlato di aiutarlo e insieme l’abbiamo tirata fuori dal bagno.
Tomas Adler, 42 anni, impiegato al servizio ai tavoli del vagone ristorante:
Era pesantissima e molto rigida. Non sono nemmeno sicuro che abbiamo fatto bene a spostarla, ma in quel momento non ho capito più niente e ho agito così.
L’abbiamo tirata fuori e lì ho cominciato a girarla di lato e piegarle una gamba per metterla nella posizione di sicurezza, non sapevo che altro fare. Nel frattempo è arrivato il capotreno con due passeggeri medici e ci hanno mandato via, ci hanno chiesto di far allontanare tutti.
Quindi poi mi sono concentrato sul far stare i passeggeri al loro posto. Però sono riuscito a vedere i due dottori che si scambiavano un’occhiata, mentre uno le teneva il polso.
A quel punto siamo arrivati qui.
Katrina Traurig, 58 anni, passeggero al primo tavolo a sinistra del vagone ristorante:
…
Scusi.
Quando ripartiamo? Vorrei tornare da mia figlia.
CONSTATAZIONE DI MORTE
Halle_ lì, _4.5.2016
Il sottoscritto Dott. Heike Jäger__certifica che il giorno _04/_05/_2016 alle ore
19:30 in località (domicilio, pubblica via, ecc.) Intercity-Express ICE 1672
ha constatato l’avvenuto decesso di Bevilacqua Linda___identificato con (carta
d’identità – patente ecc.) _CA44395LA__nato il 22/05/1991 a Milano residente a
Berlino via Lenaustrasse n. 7 trattasi / non trattasi di morte per cause naturali a
giudizio del sottoscritto dovuta a: __arresto cardiaco avvenuta presumibilmente alle ore tra le 16:45 e le 17:05 del giorno 04/05/2016.
* * *
Estratto da: sisdca.it – Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare.
Riflessioni e Proposte Societarie in merito al DDL n°189 Commissione Igiene e Sanità
Roma 23 ottobre 2018
Tasso di guarigione dei disturbi alimentari:
Se adeguatamente trattati, questi disturbi possono risolversi nell’arco di alcuni anni (in media 3/4) conducendo nel 70-80% dei casi a una guarigione stabile con o senza sintomi residui sottosoglia. (OMS)
Tasso di cronicizzazione dei disturbi alimentari:
I disturbi alimentari possono avere un decorso molto lungo, approssimativamente si stima un tasso di cronicizzazione che va dal 20 al 40% a seconda del disturbo considerato, con periodi caratterizzati da miglioramento, ma con un certo rischio di frequenti ricadute.
Uno dei fattori più importanti in grado di modificare la storia naturale della malattia e quindi la sua traiettoria evolutiva è data dalla diagnosi precoce.
(American Psychiatric Association, 2016)
Tasso di mortalità:
(…) I disturbi del comportamento alimentare rappresentano la seconda causa di morte nella popolazione femminile in adolescenza, dopo gli incidenti stradali. (Organizzazione Mondiale della sanità)
Nel 2016 le vittime sono state 3.360, secondo i dati delle dimissioni (dati sdo) ospedaliere. Si tratta di cifra in difetto poiché i decessi dovuti a disturbi alimentari si presentano spesso sotto altra specie, per lo più arresti cardiaci.
Appunti dal quaderno di Linda Bevilacqua:
4 maggio 2016, ore 13:38
«Ho già distrutto i miei propositi e sono molto arrabbiata. Adesso Linda, per favore, stai calma, si può ancora recuperare, ok?
Non sbagliare più.
Ok?
PUNTO
Benvenute, TREDICI E QUARANTA.
PUNTO
Benvenute, DUE E UN QUARTO.
PUNTO
Benvenute, TRE MENO UN QUARTO.
PUNTO
Benvenute, TRE E VENTI.
PUNTO
Benvenute, QUATTRO E CINQUE.»