Cenni di mitologia romagnola

Ci sono sempre:
una vigna, coltivata a Sangiovese
una bicicletta scassata, su cui si può andare in due
e un casolare con il capanno e la ghiaia nel cortile.

C’è sempre una donna
che non è mai bella:
è quella che serve,
quella che bisogna.
E c’è un uomo che sa tutto
e a carte vince sempre. Dice lui.

C’è il bagnino che ai tempi suoi
le ha fatte innamorare tutte
che era quasi un lavoro
imparare a dire “ti amo” in tutte quelle lingue.

C’è l’Olga, ragazza
che di nascosto scende a piedi la collina
per andare alla balera sperando
in una mazurka fortunata
(1 2 3 4, 5e6)

E c’è una bimba ricciola
innamorata del suo babbo
sui rami del ciliegio
lo sbircia in silenzio da lassù
mentre lui la richiama per cena
e all’improvviso sente
che le ginocchia sbucciate non fanno più male.

C’è l’odore dei ciccioli appena fatti
e della festa del maiale.
C’è il ritrovarsi insieme tra i budelli
metter da parte i malumori
per fare i salumi che mangeranno tutti
per un anno intero.

Ci sono due dita di vino nel bicchiere dei bambini,
“che fa il sangue buono”
e le uova calde bevute crude, ma dal guscio solo i grandi.
C’è Piron che è cieco ma insegna a giocare a marafone
e l’Agostina che con il mattarello incita:
“dai donca, burdela, c’hat cresc e pet”
e una bimba ricciola,
che non riesce a vincere neanche quando bara
e che tira la sfoglia, finché non ci si vede attraverso.

C’è un mondo intero
che non è invecchiato di un giorno
lo puoi trovare nelle pieghe del volto,
nel fondo degli occhi,
nel rumore del sangue scorre nei polsi
di una donna ricciola
che lo conserva nel suo stesso corpo intessuto
come se non fosse morto nessuno.

Ascolta Cenni di mitologia romagnola letta dall’autrice