Denti

Frankenstein – Denti


“Il sorriso perfetto è il sorriso utile:
da molto vicino, anche il più bello risulta mostruoso.”

Prof. Théophile Weber-Lemaire, vicedirettore esecutivo.

“Certamente se si guarda unicamente al risultato
le combinazioni epigenetiche appaiono casuali, ma in realtà
questa apparente casualità è ciò che ci rende umani.”

Dott.ssa Magdalena Isaksson, responsabile laboratorio istologico.

“Prendi un qualsiasi ente mondano. È nel tempo e nello spazio.
La sua storia lo travalica, ed esso ne è solo il frammento di un momento.
In qualsiasi altro punto della sua linea del tempo non lo riconosceresti”

Rev. Marie-Luise Mordini, cappellana del Centro di ricerca.

DENTI
Schedario

Ultimo aggiornamento: 30/06/2018

Terzo molare inferiore sinistro: “Qualora il terzo molare sia completamente fuoriuscito l’estrazione è assai semplice e non richiede accorgimenti particolari: basterà procedere in anestesia locale e con l’uso di un adeguato analgesico. Anche l’estrazione di un dente del giudizio incluso è un intervento spesso eseguibile in anestesia locale, si richiederà però di incidere la membrana gengivale per scoprire il dente. Si applicheranno quindi dai tre ai cinque punti di sutura.
Talvolta l’estrazione viene fatta a scopo puramente cautelativo, ovvero in quei casi in cui non vi siano sintomi manifesti. È una consuetudine che varia da paese a paese, e la cui necessità non è ancora pienamente sostenuta dagli studi scientifici finora svolti.
L’estrazione dei terzi molari superiori è statisticamente più agevole dell’estrazione di quelli inferiori.
Per quanto rara (0.005% del totale) l’estrazione del terzo molare inferiore può comportare, a distanza di due o tre settimane, la frattura composta dell’angolo mandibolare, a causa dell’eccessivo e precoce carico dell’area operata durante la masticazione. Anche per questo, in assenza di sintomatologie, a detta di molti è meglio aspettare.”

Secondo molare inferiore sinistro: Giacomo Trevi era il più bello della scuola, di una bellezza da quarterback fatta di proporzioni armoniche del corpo e del volto, e di quel protagonismo fintamente esuberante, in realtà molto disciplinato, che caratterizza i giovani più fortunati di una comunità scolastica.
Pure ragionevolmente, ai ragazzi belli e positivi come Giacomo la comunità tende a perdonare qualunque imperfezione, sia perché ogni giudizio è sempre massimale, sia perché la presenza di un neo, un qualunque neo, avvicina il campione all’individuo comune amplificandone il fascino. Lo rende un soggetto esemplare della medesima specie, e non un individuo inassimilabile. Per la medesima ragione uguale e contraria, a chi cade in disgrazia agli occhi di una comunità non si perdona nemmeno un’inezia. L’unico difetto di Giacomo Trevi era una sproporzione di un molare: così grande da aver causato la perdita degli altri due. Il molare di Giacomo era tanto prominente da impedirgli l’occlusione completa della bocca, perché sbatteva sul corrispondente superiore prima che le due arcate potessero incastrarsi del tutto. Questo lo costringeva a rimanere con la bocca aperta in una fessura, da cui si intravedeva la punta della lingua. Aveva sempre un sorriso furbetto e divertito, o un’espressione seria vagamente affaticata o provocante. Molte ragazze, e alcuni ragazzi segretamente, ne morivano.
Non solo. Per compiacere Giacomo e dare piena legittimità al suo dente enorme – che si narrava con compiacimento, peraltro, fosse il segno manifesto di un’altra enormità più intima – le forme più tradizionali della competitività giovanile erano state declinate in chiave dentale. Spaccare cose con i denti, tirare corde con i denti, e altro. Giacomo Trevi era il campione imbattibile di una competizione cucitagli su misura.

Dichiarò la propria omosessualità dopo la fine della scuola, durante il primo anno di università. Si sentì libero di farlo quando si ritrovò fuori da quella bolla di riconoscimento, e aspettativa, che lo aveva circondato per l’intera adolescenza. Cominciò a coltivare la propria vita sessuale, e data la sua bellezza non fu affatto difficile. Già dai primissimi incontri si accorse che il suo dente enorme gli impediva irrimediabilmente di praticare il sesso orale ai propri partner, senza causare loro dolore. Sarà stato pure un bel figo, ma gli risultò sempre più difficile trovare qualcuno a cui andasse bene dare ma non ricevere mai.

Primo molare inferiore sinistro (in corso)

Premolari inferiori sinistri: Stamani i miei due denti finti si sono staccati. Stavo passando il filo interdentale e sono caduti nel lavello. Hanno tintinnato come due cose preziose. Di cosa sono fatti i denti finti? Qual è il materiale migliore per forgiarli? Immagino che si forgino, come cose antiche, con cura. Deve essere un materiale forte e perfetto, come una pietra dura e preziosa che fa meglio di quanto ha saputo fare il mio scheletro, che ha prodotto due denti che invece si sono guastati e che poi ho perso. Dopo tre anni che stavano lì, si sono staccati senza dolore, né fastidio. Non me ne sono nemmeno accorta, perché non sono denti veri. Non sono i miei denti. Hanno tintinnato come due cose preziose nel lavello, e basta. Eppure mi è sembrato come di perdere qualcosa di importante, quel momento di panico e ferita che viene quando sono in giro e un orecchino si sfila dal lobo e lo sento tintinnare al suolo, e anche se poi lo ritrovo il mio senso di sicurezza è come compromesso, mi sento definitivamente instabile e sul punto di perdere pezzi, anche se non sono propriamente me. Li ho raccolti in un fazzoletto e li ho portati dal dentista. Ciao Francesca, mi ha detto con un sorriso veloce da padre, sicura di volerli riapplicare? Gli ho chiesto di cosa sono fatti i miei denti finti. Di zirconia, mi ha risposto. Un nome solido e prezioso.

Canini superiori e canini inferiori:
Prof. Weber-Lemaire: «La chiusura a forbice è la più compatibile con il cranio umano. Potremmo eventualmente giocare leggermente sull’enognatismo».
Dr.ssa Scanzi: «Labrador Retriever, per esempio?»
Prof. Weber-Lemaire: «Secondo me può andare, la dimensione dei canini è proporzionata, e negli esemplari conformi agli standard di razza l’occlusione è perfetta».
Dr. Tinajero: «Perché non preleviamo da un paviano, o da un gorilla? Per una questione evidente di morfologia cranica. E soprattutto nei paviani i canini sono decisamente più accentuati e robusti che nei canidi».
Prof. Weber-Lemaire: «Credo che costituirebbero un ingombro eccessivo, ed esporremmo il soggetto a problemi ortopedici».
Dr.ssa Scanzi: «Il troppo stroppia, Tinajero. Dovresti aspettare e imparare, prima di proporre le tue assurdità al professore».

Incisivo laterale inferiore sinistro (in corso)

Incisivo centrale inferiore sinistro (?)

Incisivo centrale inferiore destro: La maggior parte delle persone si lava i denti in modo blando. Sapete quanti batteri nidificano negli spazi interdentali? Un micro residuo di cibo costituisce l’ambiente ideale per la formazione di una colonia batterica. Io lavo i denti dopo ogni pasto, dopo aver bevuto una bevanda diversa dall’acqua, dopo aver baciato mia moglie, quando torno a casa ogni volta che esco. La maggior parte delle persone non lo fa. Ma i batteri proliferano nella nostra bocca mentre non ci pensiamo, mentre facciamo tutt’altro. Non ci si pensa, a questo. Io li ho sempre sentiti moltiplicarsi invece, è come una schiuma invisibile che si espande, sento questa eruzione di morte farsi strada nella mia bocca, questa invasione putrescente. Io lavo i denti dopo ogni pasto, dopo aver bevuto una bevanda diversa dall’acqua, dopo aver baciato mia moglie, quando torno a casa ogni volta che esco. La maggior parte delle persone non lo fa. Cambio spazzolino a ogni lavaggio. Mi rendo conto che è un costo, ma pensare che uno spazzolino non sia monouso è folle. Sapete quanti batteri proliferano tra le setole di uno spazzolino usato? Prendo uno spazzolino nuovo, lo libero dalla confezione di cartoncino e plastica, applico sulle setole il dentifricio in bustine monouso, e sfrego energicamente i denti guardandomi allo specchio, sfrego le gengive, le pareti orali, la lingua, sputo il sangue, risciacquo con collutorio, sputo, c’è ancora del sangue, risciacquo, così finché l’acqua non è completamente incolore.

Incisivo laterale inferiore destro (da sostituire)

Premolari inferiori destri (in corso)

Primo molare inferiore destro:
– Vanessa TOCCI, 46 anni, carcinoma duttale invasivo.
– Richiesta donazione corpo post mortem in data 15/06/2018.
– Nota dei familiari: “lasciate intanto il suo sorriso, per favore, era il sorriso più dolce del mondo”.

Secondo molare inferiore destro (da sostituire)

Terzo molare inferiore destro: Quando ero piccola l’attesa dei denti del giudizio era come una profezia di dolore. A ogni mio compleanno sentivo i tempi farsi più stretti, mancava sempre meno. Mi controllavo le gengive, in fondo, prima con la lingua, a bocca chiusa, e poi anche con le dita. Prima o poi avrei sentito un po’ di dolore e la carne della gengiva ferita, e da lì piano piano sarebbe uscita la punta, poi un dolore crescente, e poi tutto il dente.
Mia madre mi diceva sempre che vengono quando si diventa grandi, per questo si chiamano del giudizio, perché chi è grande ha giudizio. Mi diceva che i denti del giudizio fanno molto male, un dolore quotidiano e incessante che passa solamente quando il dente è completamente fuori. Ma solo nei rari casi in cui venga su dritto: normalmente viene storto, o non viene fuori del tutto, e allora bisogna estrarlo attraverso un’operazione chirurgica. A me terrorizzava sia l’idea del dente del giudizio che fa male sia l’idea dell’operazione chirurgica, e allora lei mi diceva che, se ci si rifiuta di estrarre i denti del giudizio storti, quelli crescendo fanno pressione sull’intero arco di denti, spostandoli e piegandoli, deformando mostruosamente il sorriso, e si rimane con una bocca brutta e dolorante per tutta la vita.
Quando avevo sedici anni, e i denti del giudizio erano ancora latenti nella gengiva, ho deciso di seguire il consiglio di mia madre, e li ho asportati tutti preventivamente. Ormai di tempo ne rimaneva davvero poco. L’operazione chirurgica non mi ha fatto male.

Terzo molare superiore sinistro (in corso)

Secondo molare superiore sinistro: Papà mi aveva detto che se non mi cadeva da solo dovevamo legare il dente alla porta e poi sbatterla forte. Avevo paura quindi l’ho mosso tanto con le dita e con la lingua e finalmente prima di cena mi è caduto. L’ho portato di corsa a mamma per metterlo nella scatolina. In cucina c’erano mamma, papà, i nonni, zia Lina. La nonna mi ha detto: bravo!, chissà quanti soldini ti porta il topolino.
Io non ho capito chi me li porta i soldini. Perché i nonni dicono il topolino, mamma e papà dicono la fatina. Zia Lina mi ha spiegato che il topolino porta i soldini ai bambini, invece la fatina alle bambine. Perché il topolino è maschio e la fatina è femmina. Quindi stasera verrà il topolino da me. Però io preferivo la fatina, perché mi piacciono moltissimo quando le vedo nei cartoni e invece i topi mi fanno un po’ schifo.
Ho sentito un rumore. Sarà il topolino?
Ho paura.
Non riesco a dormire.
Non vedo l’ora di cambiare tutti i denti, così non mi cadranno più e non verrà mai più il topolino mentre dormo. Sento già la punta di quello nuovo.

Primo molare superiore sinistro: Sulas sa che prima o poi lo beccano, con questo vai e vieni al camposanto. Quelli che lo hanno avvicinato al bar per commissionargli il lavoro non gli hanno parlato dei rischi, ma tanto non ce n’era bisogno perché mica è scemo Sulas, lo sa che cavare i denti d’oro dalla bocca dei morti non è cosa che piaccia alla legge.
Di soldi gliene hanno promessi il giusto e non può dire che non gli fanno gola, perché sarebbe menzogna. Certo che gli fa gola, quel bel gruzzolo sull’unghia che gli hanno dato d’anticipo e il doppio ancora che gli hanno promesso. Ma non è per questo che ha preso il lavoro, con annessi e connessi.
Sulas fa le condoglianze ai due figli della vecchia, che sono molto seri e composti ma non piangono. Aspetta in silenzio accanto alla cassa che escano dal deposito. Poi spinge il carrello con la bara nello spazio giusto, registra il cognome della vecchia nella lista d’attesa, e la scoperchia. Ha una mezz’ora buona, perché i tecnici del forno crematorio attaccano alle 15.30 e non ci sono nuovi arrivi segnati sul calendario. Di nuovi morti con il codazzo del parentame ne possono arrivare a ogni ora, ma i tecnici del forno lavorano ogni giorno solo dalle 15.30 per tre ore, perché poi va fatto freddare. La vecchia è ferma e nodosa come il tronco di un alberello secco, ci ha le mani conserte e un vestitino a fiori, ma un’espressione dolorosa sul viso grinzo che significa che deve essere morta male, e un fazzoletto le tiene chiusa la mandibola. Sulas scioglie il nodo del fazzoletto e la mandibola cade in avanti da sola, sembra che la vecchia ha urlato prima di morire, o che ancora non ha finito di crepare ma le manca poco, o che rimarrà così crepante quasi crepata per sempre. Ha un dente d’oro bello visibile. Sulas lo afferra con la pinza e tira, e la rigidità della morta lo aiuta perché è come se si oppone, come se tira dalla parte opposta. Sembra che se lo voglia tenere quel dente d’oro, la vecchia morta, ma facendo resistenza gli rende anche il lavoro più facile. Sente una soddisfazione a vincere questa breve lotta con la salma, con questa vecchia che chissà chi era e chissà quanto sarà stata attaccata alla vita, fino all’ultimo, con quella sua espressione di paura e dolore per sempre, e chissà quanto attaccata alle sue piccole cose, micragnosa, e ora si fa cavare i denti così e non può farci niente, e lui se volesse potrebbe strapparle via qualsiasi cosa, anche gli arti, anche farla a pezzi.
Il dente d’oro lo mette in una scatolina di plastica che gli hanno dato quelli. Sfila la dentiera alla donna, con la pinza per non toccarle quella bocca secca e fredda di vecchia morta, e la butta accanto al corpo. Tolta la dentiera e tolto quello d’oro impiantato chissà quando, solo un dente vero le rimane appeso a quella gengiva consumata. Glielo tira via e se lo mette in tasca.
Nell’ultimo dente che rimane in bocca c’è la forza di vivere di chi non vuole morire, gli diceva sempre sua mamma mentre si annodava il fazzoletto nero, prima di andare a casa del morto a fare il suo lavoro di attitadora.
Le prende pure gli orecchini e la croce che ha al collo, che qualcosa varranno, e mette tutto in tasca.
Se i tecnici non finiscono tardi glielo porto già stasera a mamma, il reparto chiude alle visite alle diciannove.

Premolari superiori sinistri:

ESUMAZIONE CON FURTO
Sciacalli al cimitero di Torino, rubavano denti d’oro

Di Paolo Vites
Necrofori in azione al cimitero comunale di Torino, finalmente le indagini cominciate nel 2016 hanno portato alle misure cautelari: ai domiciliari per quindici persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, falsificazione di atti, peculato, distruzione e sottrazione di cadavere, ricettazione e concussione. In realtà già nel 2017 dieci persone erano state denunciate per tale attività, ma evidentemente i colleghi non si sono fermati. Un caso sconcertante, soprattutto perché accaduto non nel piccolo cimitero di una lontana cittadina di campagna, ma in quello di uno dei maggiori capoluoghi italiani. In sostanza, durante l’esumazione dei corpi, approfittando dell’assenza di parenti che invece dovrebbero essere presenti in questi casi, queste persone rubavano ogni possibile oggetto prezioso che era stato messo nella bara con il defunto, arrivando anche a strappare i denti d’oro dai resti mortali. Ripugnante l’idea, vigliacco il gesto.

Incisivo laterale superiore sinistro (?)

Incisivo centrale superiore sinistro: so che dovrei sorridergli ma se sorrido si scopre, so che dovrei sorridere sorridergli ma se si scopre, dovrei di fronte a lui sul tavolo piccolo se sorrido, dovrei ma se si scopre: si scopre troppo se sorrido la gengiva: buona la pizza ma la crosta bruciacchiata, se sorrido la pizza buona ma la crosta troppo bruciacchiata si scopre, forse: ho piccole scaglie nere di pasta bruciata tra gli incisivi ma non posso controllare: se controllo se sorrido di fronte si scopre

Incisivo centrale superiore destro: Da bambino mi hai chiesto per degli anni senza mai darti per vinto di poter fare equitazione. Di mese in mese, con che caparbietà, di settimana in settimana e ogni volta che vedevi un cavallo in televisione, o un campo durante una gita domenicale, o quando ti portavo alla Sartiglia, per carnevale. Ti ho sempre detto di no, perché era un costo, perché è uno sport sporco. E da cavallo si può cadere, e farsi male, e tu eri tanto imbranato e impaurito. Ma con che costanza hai perseverato nel domandare, e nel nutrire il tuo immaginario davanti a ogni film western o di Zorro. E anche la visione televisiva di un cavaliere che cavalca un drago, nelle riduzioni geniali della tua fantasia, eri tu al trotto su un cavallo nero.
La prima volta che ti ho permesso di prendere lezioni di equitazione avevi quattordici anni. Alla seconda lezione, in passeggiata, non riuscivi a tenere in fila il tuo cavallo, un pezzato, che inchiodava disinteressato con il muso allungato verso la vegetazione ai bordi del sentiero. Mangiava inarrestabile, strappando con i denti foglie o rovi spinosi, indistintamente, e i tuoi strattoni di redine non lo disturbavano nemmeno. Macinava tutto.
Se ci ripenso ora, avrei dovuto lasciarti provare prima. Ma ora ripensarci non serve.

Incisivo laterale superiore destro (?)

Premolari superiori destri:
«Mi dondola un dente»
«Cioè? Davvero?»
«Davvero. Mi dondola, come un dente da latte prima di cadere»
«Madonna. Fa vedere»
«Guarda»
«Cazzo, Elena, hai ragione»
«Dici che mi cade?»
«Non lo so. No dai. Beh, comunque è meglio se vai dal dentista»
«Sì. Mi sa proprio che mi cade»
«Ma va, che ne sai. Poi hai cinquantadue anni, non cadono mica a questa età i denti»
«Si vede che sto morendo»
«Ma stai zitta»
«Battute a parte, tutti siamo morendo. Perdiamo pezzi giorno per giorno. Guarda che roba, ci siamo ridotti a un pianto. Un dente è solo un pezzo più visibile.»
«Tu chiama il dentista, dà retta»

Primo molare superiore destro (da sostituire)

Secondo molare superiore destro (?)

Terzo molare superiore destro: Da piccolo pensare ai denti del giudizio mi riempiva di stupore e smarrimento. Per me il nome non si richiamava al giudizio mio, personale, che avrei messo crescendo. Ma a quello finale, definitivo e inappellabile, di Dio.
Ero appassionato di Antico Egitto, e mentre sostenevo che sarei diventato un egittologo perdevo la testa sui libri tematici illustrati e sui documentari. Il dente del giudizio, che attendeva celato nella carne della gengiva l’età della piena coscienza, era il mio cuore adulto di domani.
Quando spirerò mi presenterò alla celebrazione della mia psicostasia, e Dio mi strapperà i denti del giudizio dalla bocca, e li peserà in rapporto a una piuma. Potranno essere più leggeri di una piuma, quei grossi denti aggrappati in fondo alla bocca, con cui ho masticato per una vita, per una vita ho strappato e smaciullato la carne muscolare di altri animali, e rotto le fibre dei vegetali, e li ho digrignati per la rabbia o l’invidia, e che ho sporcato degli umori più vari e sudici. E poi Dio, nel Giorno del Giudizio, dopo aver diviso le anime involatesi tutte dal mondo, rovescerà sulla Terra tutti quei miliardi di denti pesati, e la ricoprirà.