L’antifurto

Sente dire che al civico trentanove, due condomini più avanti, sono entrati i ladri. È successo di notte e nessuno se n’è accorto, nemmeno gli inquilini. Lo sente dire mentre butta la spazzatura, poi lo ripete alla moglie.
Il civico trentanove è molto simile al loro e pure al trentasette, però si sta bene. Da quando hanno costruito il quartiere non è mai successo niente, ma in fondo è solo un furto. Lo dicono anche al figlio, che non è il caso di farne una tragedia, ma quello sta lavorando, richiamino più tardi.
Quando escono per la passeggiata hanno già la testa altrove. Lui dice che la primavera gli fa uno strano effetto, si sente più giovane. Lei risponde che fa questo effetto a tutti, sarebbe strano che capitasse in autunno. Insiste: si sente un ragazzino. Fuori non si direbbe. Ma dentro, chiede lui.

Non sono arrivati in fondo alla strada che incontrano un altro pensionato. Quei vecchi tenevano i soldi in casa perché si sono bruciati metà dei risparmi con le banche, dice. Adesso li hanno persi tutti.
Questo spiega il furto, spiega perché i ladri sono venuti in un quartiere come tanti altri. A loro non potrebbe capitare, in casa non hanno contanti, preziosi neanche e la televisione è a tubo catodico.
Continuano la passeggiata, parlano d’altro, si stancano, tornano dentro. Richiamano il figlio e ripetono la storia. Ma voi li conoscete? Chi, fa lei, poi capisce. Figurati, e ride da sola. Il figlio si raccomanda di abbassare le tapparelle. Ma i ladri sono entrati dalla porta. Allora chiudetela per bene. Come sempre, risponde lei.
Accendono la televisione, ma oggi guardano il notiziario locale, lo guardano da cima a fondo e quando è finito spengono; del furto nessun cenno. Mentre mangiano lui propone di fare un viaggio, ma lei risponde di no. Perché, chiede lui. Perché lo tiri fuori tutti gli anni e alla fine non andiamo da nessuna parte. Non è colpa mia se l’anno scorso avevo male alla gamba. La gamba, il braccio, la pancia, ogni anno c’è qualcosa.
Arriva l’ora di andare a dormire. Spengono la luce. Lui domanda se ha chiuso la porta. Certo che l’ho chiusa. Con le chiavi, intende dire. Certo, con cosa sennò? E con quante mandate? Per farla breve lei deve alzarsi e controllare, quindi aggiungere un giro, il terzo, e tornare a letto.
Dopo mezz’ora la chiama ancora. Chiede se ha tolto le chiavi. Stanno nella toppa, come sempre. Toglile, non è sicuro. Perché, domanda lei. Toglile e basta. La mattina dice che si sente in forze. Lei fa sì con la testa, poi riempie la spazzatura e gliela passa. Lui la guarda, ma stavolta preferisce pulire i vetri, allora ci pensa lei, ma quando torna ha ancora la spazzatura in mano. Non l’hai buttata, chiede lui, ma non c’è bisogno di chiederlo.
Stanotte, nel condominio di fronte, è successo di nuovo; l’allarme non è suonato oppure l’hanno disattivato. Il trentasei, chiede lui. No, il trentaquattro. Allora non è proprio di fronte, poi chiede chi sono. Lei descrive la coppia che ogni tanto li saluta; avranno più o meno la loro età. Lui ci pensa e dice che non li conosce. Lei aggiunge qualche particolare, ma il marito scuote la testa; somigliano a tanti altri.
Dopo aver buttato la spazzatura vanno in edicola e comprano un quotidiano locale. Lo sfogliano al ritorno, continuano a casa, ma non c’è niente, furti sì, ma lontani, dieci chilometri minimo. Lo guardano daccapo; alla fine lui ha un’idea.
Lei aspetta, pulisce i vetri perché sono rimasti sporchi, aspetta ancora e quando torna gli chiede se sa usarla. Non ci vuole niente, l’ha visto fare in tv, ma la moglie ribatte che ha sempre guardato le partite di calcio, le gare di formula uno e quelle in bici. L’ho visto in un film, dice lui, quindi appoggia la mazza da baseball di fianco all’armadio.
Gira voce che sono entrati dalla porta e hanno preso le cose di valore, il resto no. Quando viene a sapere che hanno rubato anche le fedi nuziali non si trattiene: è da stupidi togliersi le fedi. Rispondono che gliele hanno sfilate, ma lui non ci crede.
Dopo aver fatto il giro del quartiere qualcuno corre verso di loro e domanda se stanno bene; non capiscono, ma rispondono per cortesia. Chiede se hanno sentito dei rumori nel sonno, poi fa altre domande. Lui perde la pazienza; devono tornare a casa. Cos’aveva da guardarmi le mani, brontola, ma lei non si è accorta di niente.
Il figlio dice che dovrebbe prendere una pistola. Lui risponde che non può avere una pistola perché gli manca il porto d’armi, ha cercato una sciabola, ma non l’ha trovata. Anche per quella ci vuole il porto d’armi, dice il figlio. Allora ho fatto bene a comprare la mazza, ripete alla moglie, poi si allena a tirare qualche colpo per aria, ma dopo un po’ gli fa male il polso. Chiede se vuole provare, ma lei risponde che è contro la violenza. Allora domanda, nel caso entrassero, cosa pensa di fare. Risponde che in cucina ci sono i coltelli.
Prima di andare a letto chiudono con tre mandate, tolgono la chiave, abbassano le tapparelle, lui sistema la mazza, meglio che il manico stia in alto o in basso, non lo sa, allora la porta a letto. Provano a dormire, ma c’è troppo caldo, di aprire le finestre non se ne parla, se solo avessero il condizionatore, alla fine si addormentano lo stesso.
La mattina si svegliano più stanchi di prima e come se non bastasse c’è il problema della spazzatura. Potevano buttarla dopo cena, ma ormai è tardi, qualcuno deve andarci, insomma ci vanno assieme. Lungo il tragitto incontrano qualche vicino, salutano, vengono salutati, scaricano il sacco, tornano indietro, accelerano il passo, lui ha il fiatone, sono dentro, richiamano l’ascensore e mentre aspettano arriva quello del piano di sopra. Sono entrati dalla finestra, proprio lì, nel condominio. Avevano le tapparelle abbassate, chiede lui. Sì, ma le hanno smontate.
Non appena si chiudono la porta alle spalle lei fa per chiamare i carabinieri, ma bisogna chiamarli quando ci sono i ladri, dopo è tardi, dice lui. La moglie propone di andare a dormire dal figlio. Brava, così entrano senza problemi. Allora possiamo portargli le nostre cose. Quali cose? Il servizio degli ospiti, ad esempio. Lo possono rubare anche là. Alla fine pensano che è meglio chiedere al figlio, ma non è ancora tornato dal lavoro e proprio non possono aspettare.
Mentre lui fa una telefonata lei prende il servizio degli ospiti dalla vetrina, lo spolvera, poi pensa che nella cesta per la biancheria sporca non guarderanno mai. Nella fretta le cade una tazzina, in fondo è solo una tazzina. Butta i cocci e per evitare altri danni lo rimette in vetrina. È tutto sistemato, dice lui.
I tizi arrivano dopo mezz’ora e fanno un gran baccano. Loro escono per sgranchirsi le gambe, ma si siedono sulla prima panchina. A tutti quelli che passano raccontano del furto; qualcuno s’informa, fa qualche domanda, lui risponde come può, a volte sa la risposta, altre volte inventa. Poi passa un condomino e racconta che la cassaforte è stata smurata e buttata dalla finestra. Che sono stati drogati nel sonno. Che la donna è stata ricoverata.
Quando tornano verso casa lui dice che sono tutte balle e in quell’istante suona un allarme, è un’automobile, ma dentro non c’è nessuno e fuori neanche. Qualcuno si affaccia alla finestra, qualcun altro scende e domanda cosa stanno facendo. Niente, l’allarme ha suonato, fa lui. L’allarme non suona da solo, risponde l’altro, quindi aspetta che loro se ne vadano, aspetta a braccia conserte davanti alla macchina. Se solo avessi la mazza, dice lui, ma lo dice che sono lontani.
Il lavoro è quasi finito, manca solo una finestra. E se i ladri entrassero dalla porta, domanda lei. L’ultima volta sono passati dalla finestra. Ma se trovano le grate e provano a entrare dalla porta? Allora c’è sempre la mia bambina, e nel dirlo unisce le mani e sferra il colpo.
Gli operai se ne vanno, poi viene l’ora della telefonata, ma il figlio non risponde. Che sia successo qualcosa, fa lei. Ma no, tanto ha una pistola, quindi si chiede se la tiene carica. Piacerebbe anche a lui una pistola, solo non saprebbe dove metterla, sotto il cuscino, ma per dormire sarebbe scomoda.
Vanno a buttare la spazzatura che è già buio e controllano le finestre: non si sono mai viste tante tapparelle abbassate, ma nessuno ha avuto la mia idea, fa lui. Poi un cane comincia ad abbaiare dal balcone, abbaia a loro, lei dice che anche quell’idea non è male, ma lui risponde che le cose sono più affidabili degli animali; un cane può sempre rivoltarsi contro il padrone.
Anche stanotte non riescono a dormire. Lei chiede se dovevano dirgli qualcosa, in fondo abitano nello stesso condominio. E cosa volevi dire, fa lui. Non so, fargli le condoglianze. Quelle si fanno quando muore qualcuno. Ma sua moglie è in ospedale e potrebbe morire, dice lei. In ogni caso è tardi, dovevi pensarci prima. E se lo facessimo domani? Domani sarà passato troppo tempo.
Tacciono un po’, aspettano che l’ora faccia il resto, ma rimangono svegli. Lui si alza, fa il giro della casa per capire se è tutto a posto, poi dà un’occhiata fuori, ma non c’è niente da vedere, allora abbassa le tapparelle e torna a letto.
Lei si sveglia di colpo; è notte fonda. Poi sente di nuovo quel rumore e lo scuote, ma lui si gira dall’altra parte. Con la mazza in mano fa qualche passo in corridoio. Il suono si ripete. Prende coraggio e sbatte la mazza di qua e di là, nella foga tira giù un quadro, tanto è una riproduzione.
Arriva anche lui e chiede se è ammattita, poi lo sente, proprio dietro la porta, allora le strappa la mazza di mano e si pianta di fronte all’ingresso. Passano i secondi, poi i minuti, ma non capita nulla.
Lei propone di chiamare qualcuno, ma per lui è inutile, ormai saranno scappati. Quando lei comincia a piangere le accarezza i capelli con una mano e con l’altra tiene la mazza. Continuano così finché viene mattina. A qualcuno dobbiamo pur dirlo, fa lei, ma lui ha un’idea migliore. Mentre guarda la porta fa una telefonata, spiega del furto, dice che è urgente, che il lavoro dev’essere fatto oggi, problemi di soldi non ce ne sono.
Quando torna dalla moglie pensa che è passato del tempo, ma stanno ancora bene insieme. Come se gli leggesse nel pensiero lei alza la testa. I due si guardano. Guardano la porta. La guardano per l’ultima volta.